Cuore puro by Roberto Saviano

Cuore puro by Roberto Saviano

autore:Roberto Saviano [Saviano, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Generale, Letteratura
ISBN: 9788809978881
Google: j86LEAAAQBAJ
editore: Giunti
pubblicato: 2022-11-08T23:00:00+00:00


Qualche anno più tardi, quando i capelli di Rino erano cresciuti e lui aveva preso l’abitudine di tenerli legati in una coda, Giuseppe aveva messo incinta una ragazza poco più giovane di lui e tutti e tre avevano ottenuto la patente senza neanche fare una guida, ciascuno di loro fu svegliato da una telefonata nel cuore della notte. Dovevano partire per Brescia, immediatamente. Dopo quel giorno in cui avevano lasciato andar via Dario senza nemmeno poterlo salutare, avevano imparato a obbedire senza emozioni: così anche stavolta si vestirono con gli occhi ancora pieni di sonno, presero un caffè veloce e in meno di un’ora erano in viaggio senza che nessuno avesse ancora capito il perché.

Giovanni, scheletrico e nodoso, Giuseppe, che per qualche strano vezzo guidava con i guanti che un tempo usava da portiere, e Rino, sovrappeso e con la coda di cavallo impiastricciata di gel.

Si ritrovarono lì tutti e tre, spalla a spalla, e sembrava che non fosse passato un solo giorno dalle partite per strada. In quegli anni avevano continuato a frequentarsi, si vedevano di tanto in tanto, ma poi ognuno veniva chiamato inesorabilmente ai propri compiti, un’ambasciata a un negoziante indietro coi pagamenti, un contatto da stringere con qualche nuovo fornitore, un sopralluogo su un cantiere, o comunque quello che capitava. Il loro capo non era più Porcello, rispondevano ai vari capizona, perfettamente inseriti nei ranghi del Sistema. La squadra di un tempo non esisteva più. Ora ognuno faceva per sé e per i suoi.

Così fu strano ritrovarsi fianco a fianco. Strano e malinconico: forse anche perché a convocarli a Brescia, questa volta, era stato Porcello: come ai tempi del Super Santos. Il redivivo Porcello, che viaggiava molto e sbrigava affari in giro per lo Stivale, un giorno a Roma, l’altro a Milano, l’altro ancora a Catanzaro.

Viaggiarono in silenzio, facendo i turni per guidare e per dormire stravaccati sui sedili, poi quando era già giorno inoltrato si trovarono nella hall di un albergo alle porte di Brescia, dove Porcello stava recuperando i suoi documenti alla reception. Fu in quel momento che seppero che “Porcello” non era un soprannome. Sulla carta d’identità c’era scritto proprio Antonio Porcello. Tutti lo avevano sempre chiamato ’o Porcello, e in terra di soprannomi mai avrebbero pensato che quello fosse davvero il suo cognome – che tra l’altro a quel viso e a quel naso si addiceva perfettamente.

Li invitò a sedersi intorno al tavolo del bar dell’hotel e provò a fargli qualche domanda su come stavano. Finse persino di ricordarsi di quando erano ragazzini.

«Ne è passato di tempo da quando vi presi tutti e sei a fare i guagliuncelli col pallone.»

«Eravamo quattro» disse Giovanni.

«Ah, quattro, sì… Chi c’era? Tu, Ciro, quell’altro… quello bravo. Tu eri forte, dovevi giocare nei Pulcini del Napoli… sì, mi ricordo.»

Avevano capito che si riferiva a chissà chi altro, lui stesso si sentiva patetico, confondeva i nomi, sbagliava le date e i quartieri. Aveva avuto molti ragazzini come pali, poi diventati affiliati: Giovanni, Giuseppe e Rino erano parte di



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