Death dance: Un'avventura di Anita Blake by Laurell K. Hamilton

Death dance: Un'avventura di Anita Blake by Laurell K. Hamilton

autore:Laurell K. Hamilton [Hamilton, Laurell K.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction, ebook, Erotica, horror
ISBN: 9788842920274
Google: Mcz3jIMSPuIC
editore: Editrice Nord
pubblicato: 2012-02-15T23:00:00+00:00


26

Tutti accettarono di partecipare alla verifica e sembrarono esserne più contenti di me. Okay, tutti tranne Remus e alcune guardie del corpo, probabilmente perché lo stesso Remus era sicurissimo che le conseguenze sarebbero state orribili e che lui e i suoi avrebbero dovuto raccogliere i cocci. Be’, ero d’accordo con lui.

Una parte di me sperava che un giorno o l’altro smettessi di essere tanto maledettamente a disagio in quelle attività di gruppo, mentre un’altra parte di me sperava il contrario. Era la stessa che soffriva della mia capacità di uccidere senza provare rimorsi, almeno quasi sempre. Sì, pensava pure che fare sesso metapsichico davanti a molti uomini, quale che fosse la ragione, fosse un passo ulteriore giù per la china scivolosa che conduce alla perdizione. Ma se l’alternativa era rischiare che l’ardeur esplodesse come una bomba durante la festa di quella notte, be’, quello che stavamo per fare era soltanto il male minore. D’altronde può essere bello, di quando in quando, non dover scegliere tra due o più mali. Non avrei proprio potuto, almeno una volta soltanto, essere costretta a scegliere il bene minore?

Con la chioma sciolta intorno al busto come un alone fosco, Requiem era disteso sulle lenzuola pulite. Di notte lavorava come spogliarellista al Guilty Pleasures, ma del suo corpo muscoloso e bello vedevo soltanto le ferite. Meng Die aveva quasi spento per sempre la sua luce. Quando gli accarezzai la ferita sotto lo sterno, emise un sospiro lacero, non avrei saputo dire se di dolore o di piacere.

Di solito lo capivo, ma in quel momento sul suo volto non c’era nulla che mi aiutasse. Mi guardava come se fossi la cosa più meravigliosa che avesse mai visto, con un sentimento un po’ al di sopra, o un po’ al di sotto, dell’amore, che non avrei saputo definire se non come «adorazione». Mi faceva male al cuore vedere quella espressione sulla sua faccia, perché in essa non restava nulla di lui.

Si era guadagnato il nome coi suoi bei discorsi cupi, poetici ma dannatamente deprimenti, eppure non aveva più nulla della forza della sua personalità. In lui c’era soltanto un bisogno soverchiante.

«Che Iddio mi aiuti», mormorai.

Jean-Claude si accostò al letto e a me. «Qualcosa non va, ma petite?»

«Ti prego, dimmi che per lui andrà meglio.»

«Meglio cosa?»

«Guardalo!»

Jean-Claude si avvicinò tanto da sfiorare la mia manica della vestaglia con la sua, e guardò Requiem, che a sua volta gli lanciò una brevissima occhiata prima di fissare di nuovo lo sguardo su di me, come se Jean-Claude fosse del tutto indegno di attenzione.

«Vuoi costringermi a condividere i tuoi favori con un altro, Anita? Oppure vuoi che sia come il cielo, che si estende dal calore del sole al freddo bacio della luna?» chiese Requiem. «Volete farmi quello che avete fatto a Augustine?»

«Be’, se non altro è ridiventato loquace e poetico», commentai. «È un inizio.»

«Si è appena offerto a te e ad Anita?» chiese Elinore, sempre acciambellata sulla poltrona.

«Credo di sì», rispose Jean-Claude.

«Requiem non abbraccia gli uomini», intervenne London, che se ne stava in disparte, nell’angolo più buio che era riuscito a trovare, come sempre.



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