Ecologia affettiva by Giuseppe Barbiero

Ecologia affettiva by Giuseppe Barbiero

autore:Giuseppe Barbiero [Barbiero, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Un cervello seducente

Il cervello umano è un organo relativamente piccolo (il 2% della massa corporea) ma estremamente esigente: consuma il 15% dell’ossigeno assunto per via respiratoria, il 25% dell’energia metabolica e il 40% del glucosio del nostro sangue. In Natura cervelli più piccoli e molto meno esigenti svolgono benissimo il proprio compito. A che serve quindi un cervello metabolicamente così dispendioso? Serve a fare cose “umane”, che però poco hanno a che vedere con la sopravvivenza. La nostra intelligenza creativa potrebbe essersi evoluta non perché fornisce un qualche immediato vantaggio per la sopravvivenza, ma perché essere creativi è molto impegnativo, è necessario avere doti specifiche, un assetto genetico eccezionale che vuole venire allo scoperto. E questo ci rende particolarmente indifesi nel rivelare le mutazioni genetiche che condizionano il nostro comportamento. I neurofisiologi ritengono che non meno del 50% del genoma umano concorra allo sviluppo del cervello. Il cervello, quindi, rappresenta una buona approssimazione della qualità del patrimonio genetico di chi lo possiede. L’intelligenza creativa potrebbe essere utile, in dosi modeste. Ma i sapiens non sono modesti. I sapiens sono eccessivi, estremi, appariscenti. E lo sono per una ragione precisa: colpire la fantasia del partner.

Consideriamo Homo habilis. Apparso due milioni di anni fa, come abbiamo visto nel terzo capitolo, Homo habilis è considerato il primo ominide capace di modificare oggetti in modo intenzionale. Una caratteristica che lo differenzia nettamente dall’australopiteco, sebbene fisicamente i due siano quasi indistinguibili. La sua capacità cranica è di 680 cm3, poco superiore a quella di un australopiteco o di un parantropo. Tuttavia, da quando il primo habilis ha cominciato a modificare oggetti, è stata un’escalation. Gli ominidi appena successivi, gli ergaster, hanno una capacità cranica già di 850 cm3, il doppio rispetto agli australopitechi. Gli erectus, la variante asiatica degli ergaster, superano i 900 cm3. Gli antecessor raggiungono i 1000 cm3, gli heidelbergensis i 1150 cm3, per finire con i neandertal che stabiliscono il record con 1500 cm3 di capacità cranica, primato che detengono tuttora, visto che è un valore mediamente superiore di un buon 10% rispetto alla capacità cranica dei sapiens. Da habilis a neandertal un organo complesso e delicato come il cervello triplica le proprie dimensioni. Ma i neandertal non hanno mai sviluppato una tecnologia che giustifichi una crescita di tali dimensioni. Il che fa dubitare che sia opera della selezione naturale.

Torniamo allora al maschio habilis, che fa uso di qualche decina di cm3 di capacità cranica in più degli australopitechi per modificare intenzionalmente qualche oggetto di uso comune, per esempio affilare una selce. Una selce appositamente scolpita sui due lati è utile, ma non indispensabile, visto che in Natura se ne trovano lo stesso di affilate in gran numero, senza spremere le meningi per costruirne apposta. Tuttavia, saper affilare una selce può essere un indicatore di fitness. La femmina habilis potrebbe essere stata attratta, più che dall’utilità della selce affilata, dall’abilità del maschio nel produrla. Se un maschio habilis avesse voluto corteggiare una femmina avrebbe dovuto allora perfezionare questa abilità, in un’esibizione apparentemente fine a se stessa, ma molto chiara alla femmina di habilis.



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