Elogio delle erbacce by Richard Mabey

Elogio delle erbacce by Richard Mabey

autore:Richard Mabey [Mabey, Richard]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Giardinaggio
pubblicato: 2018-05-17T16:00:00+00:00


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È stato il giardiniere irlandese William Robinson a coniare l’ormai noto ossimoro di «giardino naturale», ed è stato sempre lui a suggerire per primo che la selvaggia bellezza delle infestanti potesse trovare posto nelle nostre «stanze all’aperto». A fine Ottocento un simile concetto di giardinaggio era decisamente rivoluzionario: in epoca vittoriana era stato trovato un modo perfetto per esprimere la duplice passione per la stravaganza e la disciplina, creando il carpet bedding. Fiori delicati e spesso dai colori sgargianti che provenivano dagli avamposti dell’Impero britannico venivano coltivati in serre riscaldate per poi essere trapiantati in file diritte e composizioni simmetriche, dove il terreno negli spazi rigorosi tra una pianta e l’altra restava nudo e libero dalle erbacce: i fiori vivevano la loro breve stagione di splendore, per poi essere nuovamente strappati dal suolo. Il giovane Robinson, lavorando come apprendista nella tenuta di Ballykilcavan, vedeva che gli altri giardinieri si comportavano come sergenti istruttori nei confronti delle piante, anziché occuparsene con dedizione. Era come se - scrive Robinson - stessero «estendendo i confini dell’edificio sin dentro al giardino». Robinson aveva un concetto completamente diverso della messa a dimora: le piante potevano mescolarsi tra di loro come facevano in natura, con bulbi sotto gli alberi o felci che invadevano le conche umide. Egli considerava intollerabile l’irreggimentazione che vedeva a Ballykilcavan, così nel 1861, a ventidue anni, se ne andò: corse voce che si fosse precipitato fuori dalla serra lasciando aperte le finestre e con le stufe spente, facendo strage delle piante.

Nove anni più tardi, nel 1870, dopo aver compiuto numerosi viaggi per conto del Royal Botanic Society’s Garden in Regent’s Park, Robinson pubblicò The Wild Garden{20} Le sue esplorazioni in Europa e in America lo avevano aiutato a sviluppare una filosofia del giardino che si basava sul modo in cui le piante crescevano insieme in natura. In antitesi con l’estetica astratta e rigida di Ruskin, il pensiero di Robinson era guidato dalla convinzione che la naturalezza fosse un processo e come tale fosse ben lungi dall’essere ordinata e prevedibile. Egli ammirava «il mistero e l’indefinitezza che costituiscono la bellezza della vegetazione nella sua accezione più elevata». La prima edizione del libro recava una prefazione dello scrittore radicale Sydney Smith (fondatore della Edinburgh Review), uomo arguto che con le sue parole esprime in parte la filosofia sottesa del libro:



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