Fate & Forever: A pound of flesh #2.5 by Sophie Jackson

Fate & Forever: A pound of flesh #2.5 by Sophie Jackson

autore:Sophie Jackson [Jackson, Sophie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fabbri Editori Life
pubblicato: 2016-09-07T16:00:00+00:00


4

«Ecco qui, ragazzi.»

Riley rivolse un gran sorriso alla cameriera minuta e dai capelli scuri che aveva appena appoggiato tre piatti di pollo davanti a lui, Max e Carter.

«Grazie, tesoro» disse poi in tono dolce mentre lei posava un piatto di pasta e verdure al centro del tavolo. Le strizzò l’occhio.

La cameriera, che secondo il cartellino si chiamava Zoe, ricambiò il sorriso con le guance appena arrossate. Adorabile. Si sistemò il grembiule, un po’ agitata. «Posso portarvi qualcos’altro?»

La mente di Riley si riempì di diverse immagini, ma Carter rispose secco: «Sì, un secchio d’acqua gelida», e lo fulminò con lo sguardo.

Zoe rise nervosa.

«No, grazie» intervenne Max. «Se abbiamo bisogno ti chiamiamo.»

La cameriera si diresse all’altro capo del ristorante ancheggiando, e Riley le osservò i fianchi. Quando non riuscì più a scorgerla si girò di nuovo verso il tavolo e vide che Max stava fissando Carter, seduto di fronte a loro, con espressione accigliata. Era di pessimo umore da tutta la sera.

«Allora, Carter» esordì Riley, mettendo un po’ di sale sulla sua cena. Dopo l’ora e mezza passata in palestra, stava morendo di fame.

«Che c’è?» rispose lui, gli occhi fissi sul piatto.

«Hai intenzione di spiegarci a cosa dobbiamo tanta allegria o preferisci che tiriamo a indovinare?»

«Fottiti» sbottò Carter, e Riley scoppiò a ridere.

Era immune al caratteraccio dell’amico; negli ultimi tempi, poi, era sempre allegro, e lui non vedeva l’ora di stuzzicarlo. Aprì la bocca per dargli una risposta ironica, ma Max gli fece un cenno appena percettibile e lo fermò.

«È da una settimana che ti lamenti e tieni il muso» disse Max. «Che cavolo ti prende?»

Quelli erano eufemismi: negli ultimi giorni Carter non aveva fatto altro che camminare avanti e indietro per l’officina, urlando contro i nuovi meccanici, comportandosi come uno che cercava una rissa. Riley aveva quasi l’impressione di essere tornato all’Arthur Kill.

«Dài, amico» proseguì, con la bocca piena di pollo. «Parlare è importante. Che succede?»

Carter lasciò cadere le posate sul piatto e lo allontanò. A giudicare dal suo sguardo, sembrava pronto a distruggere l’intero ristorante, ma sotto quell’aria da duro si intravedeva qualcosa di serio. Sospirò e incrociò le braccia al petto, sulla difensiva. «Si tratta di Kat» dichiarò dopo qualche secondo.

Max e Riley si scambiarono un’occhiata preoccupata, aspettando che continuasse. Era inutile obbligarlo a fare qualcosa, soprattutto se lo scopo era ottenere dei dettagli sul suo matrimonio.

«Da un paio di settimane si comporta in modo strano.» Si passò le mani sulla testa appena rasata. «Ho provato a chiederle se ha bisogno di qualcosa, se sta bene, ma insiste a dire di sì. Sta bene, bene, benissimo. Ormai la odio, quella parola, e se la sento un’altra volta giuro che mi butto giù dal ponte di Brooklyn.»

Riley decise di non immischiarsi. Era passato troppo tempo dall’ultima volta in cui aveva tenuto abbastanza a una donna da chiederle se avesse qualche problema, e quindi non era la persona adatta a dare consigli. Si schiarì la voce e guardò Max, cedendogli la parola.

«In che senso, comportamento “strano”?» chiese lui.

Carter si strinse nelle spalle.



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