Fixer-Upper by Meg Harding

Fixer-Upper by Meg Harding

autore:Meg Harding [Harding, Meg]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788893124300
editore: Triskell Edizioni
pubblicato: 2018-09-07T22:00:00+00:00


7

QUANDO JAKE RIUSCÌ FINALMENTE A FARSI del male, non fu nemmeno per colpa sua. Lui e Dakota si trovavano nel giardino anteriore, a cercare di immaginare quali piante sarebbero state bene sotto le finestre, e uno degli operai stava passando di là con una trave in equilibrio sulla spalla. Jake e Dakota non si erano accorti di lui, né del fatto che qualcuno lo avesse chiamato per nome. Ma quando la trave lo colpì alla testa, Jake se ne accorse sicuramente.

Non fu soltanto un colpetto. Fu una botta dopo una rotazione di centoottanta gradi. Jake cadde a terra come un albero abbattuto. Gli sembrava di avere la testa aperta in due e continuava a vedere a ripetizione uno strano tunnel seguito da un effetto dissolvenza. Aveva la nausea.

Era vagamente consapevole della presenza di alcune persone che fluttuavano sopra di lui. Sentì una voce chiedere continuamente scusa, mentre un’altra raccomandava a tutti di stare indietro. Jake non riusciva a smettere di stringersi la testa con le mani. Aveva l’impressione che, se l’avesse lasciata andare, gli si sarebbe sbriciolata. «Fa male,» disse a denti serrati. Le sue parole suonavano biascicate.

«Credo che tu abbia una commozione.» Vide il viso di Dakota fluttuare nel suo campo visivo, distorto e sfocato. «Resta con me,» gli sentì dire e avvertì una mano calda e familiare avvolgersi attorno alla sua. «Chiamate un’ambulanza.»

Cercò di protestare. Detestava gli ospedali con tutto il cuore. Non ne veniva fuori mai niente di buono.

Per sfortuna, subito dopo perse i sensi.

SI SVEGLIÒ con delle nude pareti bianche di fronte agli occhi e un ronzio nelle orecchie. Aveva l’impressione che la sua testa stesse per spaccarsi in due. Aveva bevuto? Cercò di toccarsi il cranio per assicurarsi che fosse tutto intero. Quando sollevò la mano, vide che c’era infilato dentro un tubo. Sentì lo stomaco contrarsi e dovette distogliere lo sguardo. Non gli piacevano gli aghi. Neanche un po’.

«Ehi,» lo chiamò Dakota, chinandosi sopra di lui. «Ehi.»

Jake strinse gli occhi. «Mi hai fatto ubriacare?» gli chiese. Se finalmente era riuscito a passare un po’ di tempo con lui dopo il lavoro, e si era sbronzato troppo per ricordarselo, si sarebbe arrabbiato.

L’uomo fece una risata dal suono teso. «No,» replicò. «Ti sei beccato un brutto colpo in testa da una trave bella grossa.»

Lui si leccò le labbra, le sentì aride e screpolate. Anche la bocca sembrava piuttosto secca. «Ho sete,» disse. «E puoi spegnere le luci?»

«l’infermiera ti ha lasciato delle scagliette di ghiaccio,» rispose Dakota. «Vuoi che vada a sentire se puoi avere un po’ d’acqua?»

Al buio, Jake sentì attenuarsi la sensazione che la sua testa stesse per esplodere. «Le scagliette di ghiaccio andranno bene.» Fece un gesto impaziente con la mano che non era stata ridotta a un puntaspilli. «Non ricordo di avere sbattuto la testa.»

«l’infermiera ha detto che può accadere.» Dakota gli porse il ghiaccio. «Ce la fai da solo?»

«Certo,» borbottò lui e si ficcò una scaglietta in bocca alla cieca. Chiuse gli occhi per il sollievo.

Sentì la porta aprirsi con uno scatto. Sollevò una palpebra e vide Jasper entrare nella stanza in punta di piedi.



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