Un perfetto principe azzurro by Nichole Chase

Un perfetto principe azzurro by Nichole Chase

autore:Nichole Chase [Chase, Nichole]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Romantico, Generica
ISBN: 9788822734839
Google: z1ycDwAAQBAJ
editore: Newton Compton
pubblicato: 2019-07-19T22:00:00+00:00


TREDICI

Selene dormì per la maggior parte del tempo che trascorsi nella sua stanza, ma le poche volte in cui si svegliò riuscì ad alleviare il dolore che avevo nel cuore. Avevo pensato – quando non distratta dai meravigliosi occhi di David – che avrei dovuto ridurre i suoi impegni: non era più così giovane e forse era giunto il momento che la sua assistente si facesse avanti.

«Volete che cancelli gli appuntamenti per domani?». Tabitha se ne stava seduta su uno sgabello, in un angolo dell’angusta stanzetta.

«Ce ne sono in zona?», chiesi guardando l’altra donna. David e Chadwick se n’erano andati da un’oretta, ma non prima di essere stati davvero costretti a farlo: la Victory Hall avrebbe aperto al pubblico l’indomani e David doveva essere presente a prescindere da qualsiasi altra cosa stesse accadendo.

«C’è in programma una visita alla scuola di arte, che dista una mezz’oretta da qui».

«A che ora?». Guardai l’orologio. Si stava facendo tardi.

«Proprio prima di pranzo. Negli appunti di Selene si parla di pranzare con il capo del dipartimento». Tabitha sbuffò.

«Sarà la L’vere School. Non dovrei assolutamente mancare», sospirai. «Gli abiti che avevi preso a D’Lynsal saranno appropriati per quell’impegno».

«Ho cercato di non tralasciare alcuna evenienza». Mi sorrise e, per la prima volta, mi resi conto che non era soltanto carina, ma una donna in grado di far girare la testa.

«Sei stata perfetta», le dissi. «Ti ringrazio».

«Non c’è di che», rispose guardandomi. «Spero di essere in grado di calarmi nelle scarpe di Selene mentre si lei riprende».

«E parliamo di scarpe grandi. Davvero. Ha dei piedi enormi!». Io ridevo, ma Tabitha sorrise appena. «In realtà hai fatto un lavoro pazzesco nel prenderti questo peso sulle spalle».

Mi fece un sorriso a trentadue denti. «Grazie».

«Ma certo». Presi la borsa da terra e mi alzai. «Che dicono quelli della stampa in questo momento? Sono ancora accalcati di fuori?»

«L’ultima volta che ho controllato, ce n’erano ancora parecchi. Potremmo cercare di uscire dal retro». Tabitha si alzò e prese le sue cose.

«Penso che potrebbe essere una buona alternativa per questa sera». Mi chinai e baciai Selene sulla testa. «Dormi bene e non far impazzire lo staff mentre sono via».

«Chiederò a un altro membro del personale di sedersi con Selene mentre voi sarete via, domani».

«Ti ringrazio». Seguii Tabitha fuori dalla stanza.

«È un peccato che non abbia una famiglia». Parole dette con noncuranza. Il senso di colpa si abbatté sul mio cuore. Rallentai il passo, quasi sul punto di rientrare nella stanza. Una persona che mi aveva dedicato tutta la sua vita giaceva in un letto di ospedale: l’unica cosa che mi trattenne dal tornare indietro fu la consapevolezza che non mi avrebbe mai perdonata se avessi deluso gli studenti.

«Una famiglia ce l’ha», ribattei, riprendendo a camminare con passo un po’ più veloce e pesante. «Selene fa parte della mia da quando ne ho memoria».

«Intendevo parenti di sangue».

«Non è il sangue a fare la famiglia», obiettai con una smorfia, «ma l’amore».

«Certamente», rispose Tabitha senza staccare gli occhi dal cellulare mentre digitava un lungo messaggio.

Scossi la testa.



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