Fratelli by Simone Marcuzzi

Fratelli by Simone Marcuzzi

autore:Simone Marcuzzi [Marcuzzi, Simone]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788851178659
editore: DeA Planeta
pubblicato: 2020-01-14T23:00:00+00:00


Al suo rientro a scuola, un paio di giorni più tardi, Alberto aveva scoperto di avere un nuovo compagno di banco, Elia, un ragazzino magro che impiegava buona parte del tempo in aula a occuparsi di fantacalcio. Fabrizio era finito in primo banco, accanto a Cinzia, la ragazza che avrebbe avuto nell’8 in Educazione fisica il voto più basso della sua pagella finale.

Da un veloce giro di consultazioni con i compagni, la grande paura di Alberto era stata fugata: lo spostamento non aveva a che fare con la lite tra lui e Fabrizio. Peraltro nessuno sembrava averci fatto caso più di tanto. Forse il fatto di essere avvenuta al termine di un’ora di supplenza, e dopo la campana di fine giornata, aveva contribuito alla disattenzione generale.

Era stato proprio Fabrizio a pretendere la prima fila, aveva appreso Alberto con stupore. Aveva giustificato la richiesta con un’indicazione dell’oculista. Dal fondo dell’aula non vedeva bene la lavagna, e investire in costose lenti correttive non aveva senso se intanto gli bastava avvicinarsi. Ah sì? E quando mai Fabrizio guardava la lavagna? Quando mai si era sforzato di trascrivere una formula, una declinazione, una regola grammaticale?

Nel frattempo Alberto e Fabrizio avevano addirittura smesso di salutarsi. Come due sconosciuti, con la complicazione di essere stati complementari per mesi. Nonostante la relativa distanza dei loro posti a sedere, la convivenza tra le mura scolastiche era diventata un esercizio sfiancante. Tutto uno spiarsi fingendo indifferenza, tutto un calcolare le distanze, calibrare gli spostamenti in relazione all’altro. La cosa raggiungeva picchi di parossismo durante le ore di educazione fisica, quando pur di evitare un contatto o di non passarsi una palla, arrivavano a sbagliare di proposito.

Poi, a tre settimane circa dalla gita a Firenze, il preside Alfio Mervar li aveva nuovamente convocati in coppia nel suo ufficio. Mentre percorreva il lungo corridoio qualche passo dietro alla bidella e diversi passi davanti a Fabrizio, Alberto aveva sentito il battito del cuore impennare. Si era fatto tante domande, la più importante delle quali l’aveva espressa Fabrizio un attimo prima di varcare la soglia del temutissimo ufficio: «Chissà cosa cazzo vuole il Merda stavolta».

Assieme al preside li attendeva la professoressa di Storia dell’arte Driussi. C’era stata una segnalazione da parte dall’albergo dove avevano alloggiato a Firenze. I gestori lamentavano di aver trovato il muro di una camera imbrattato di un liquido opaco. Era una pratica che la segreteria avrebbe sbrigato con l’assicurazione, ma era comunque necessario un approfondimento con gli interessati.

«La professoressa Driussi mi ha detto che quella stanza era la vostra. Confermate?» era stata la prima domanda del preside.

Alberto aveva annuito, seguito da Fabrizio.

«E mi potete spiegare cos’avete combinato?»

C’era stato un silenzio di qualche secondo. Nella testa di Alberto erano risuonate le parole di suo padre: gli errori servono moltissimo, se li affrontiamo fino in fondo. Allora l’aveva fatto. Ingannando la paura e la tachicardia, era stato un’ultima volta socio. Non glielo doveva, a Fabrizio, non gli doveva niente che andasse oltre il teatrino da vigliacchi che era diventata la loro quotidianità, eppure Alberto si era preso la colpa.



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