Fuori gioco: Calcio e potere. Da Della Valle a Berlusconi, da Preziosi a Moratti. La vera storia dei presidenti di Serie A (Italian Edition) by Gianfrancesco Turano

Fuori gioco: Calcio e potere. Da Della Valle a Berlusconi, da Preziosi a Moratti. La vera storia dei presidenti di Serie A (Italian Edition) by Gianfrancesco Turano

autore:Gianfrancesco Turano [Turano, Gianfrancesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2017-09-25T16:00:00+00:00


Macchine e pallone

Nella spartizione delle responsabilità fra i cugini, Jaki segue le vicende delle fabbriche a Torino, Belo Horizonte, Detroit o Tychy, e magari spiega all’amministratore delegato Sergio Marchionne perché la Exor debba destinare 81 milioni di euro a Del Piero e compagni mentre nell’industria automobilistica gli investimenti si riducono e la battaglia globale per la sopravvivenza si gioca sulla pelle dei lavoratori. Macchine e pallone hanno in comune la caratteristica di essere capital intensive, cioè richiedono l’investimento di moltissimo denaro per essere efficienti e, magari, redditizie. È significativo che la famiglia Agnelli sia stata più volte tentata di cedere il settore auto mentre non ha mai parlato di vendere il club, sebbene negli anni il consumo di risorse economiche del calcio sia diventato abnorme.

Basti pensare che circa un quarto dell’ultimo finanziamento Exor alla Juventus (poco più di 18 milioni di euro sugli 81 dell’aumento di capitale) proviene dalla cessione, a metà del 2011, del palazzo di corso Matteotti 26 a Torino dove hanno vissuto Gianni con i fratelli e le sorelle e che, in seguito, è stata la sede del gruppo Fiat per decenni. Corso Matteotti, venduto con una considerevole plusvalenza, vale sette milioni in meno rispetto ai 25 milioni spesi per Diego, presunto campione brasiliano acquistato durante la gestione di Cobolli Gigli e rivenduto a 19 milioni.

Attraverso il club Andrea conduce una battaglia che non mira soltanto a un futuro sportivo migliore dopo il settimo posto del campionato 2010-2011: il senso di appartenenza ha portato il presidente della Juventus a una contesa legale per recuperare lo scudetto cancellato nel 2005-2006. La riconquista della gloria passata è diventata importante quanto i campionati a venire ed è centrale nella gestione di Andrea.

Il primo esposto presentato alla Federcalcio è del maggio 2010, con una richiesta di revoca dello scudetto 2006 all’Inter. Quattordici mesi dopo il consiglio della Federcalcio si dichiara incompetente a decidere. Agnelli decide di andare oltre con un ricorso al Tribunale nazionale arbitrale dello sport (Tnas, l’ultima istanza della giustizia sportiva), con un secondo ricorso al Tar presentato nel novembre del 2011, cinque giorni dopo la condanna di Moggi, e con un terzo ricorso alla Corte dei conti. Il Tnas dice di no, niente titolo del 2006. Ora rimangono la richiesta di risarcimento danni alla Federcalcio, al Tar e alla magistratura contabile per circa 444 milioni di euro, una somma calcolata fra minusvalenze di calciomercato, svalutazione del marchio, svalutazione del titolo in Borsa e mancati ricavi. Nel tentativo di appianare la controversia è stata allestita fra le parti una sorta di conferenza di pace che punta al disarmo giudiziario per via diplomatica.

La lotta per la restituzione dei titoli cancellati dalla giustizia sportiva è una battaglia nello stile della vecchia Juve, fatto di vittorie e arroganza. Il concetto di base della rivendicazione è che Calciopoli ha coinvolto tutti. Del sistema avrebbe beneficiato anche l’Inter, che si è vista premiata con uno scudetto assegnato a tavolino, il primo vinto da Massimo Moratti. Andrea Agnelli ha affermato che le accuse rivolte al suo club erano infondate e che i fatti non sussistevano.



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