Kill Cross by James Patterson

Kill Cross by James Patterson

autore:James Patterson
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: TEA s.r.l.
pubblicato: 2017-06-28T16:00:00+00:00


20

Rimasi impalato, troppo sconvolto per muovermi, giusto il tempo perché il vento si placasse e la nebbia tornasse lentamente a coprire tutto, oscurando la figura che era entrata nella pineta, scomparendo.

Poi lo shock svanì e scattai, estraendo la pistola mentre correvo tra le lapidi. Aguzzando la vista nella nebbia che si stava nuovamente addensando, cercai di capire quale fosse il punto esatto in cui l’avevo visto entrare nella pineta.

Ecco, quei due monumenti lo avevano incorniciato. Corsi in quella direzione e mi girai a guardare la ruspa e la bara nascoste dalla nebbia. Quando pensai di essermi orientato correttamente, mi voltai e mi diressi in linea retta verso la foresta.

«Dottor Cross?» mi chiamò il sovrintendente. «Dove sta andando?»

Lo ignorai e corsi fino al limitare dei pini sgocciolanti. Scrutai il suolo e vidi un’impronta che sembrava fresca, ancora non appiattita dalla pioggia. Mi spinsi tra gli alberi.

La foresta era densa, piena di giovani piante con rami bagnati che si piegavano al mio passaggio e aghi che strusciavano sui miei vestiti. Mi fermai, incerto sulla direzione da prendere, ma poi notai un ramo spezzato per terra.

La parte interna del legno sembrava fresca. Anche il ramo spezzato alle ore dieci sulla mia sinistra. Proseguii in quella direzione per cinquanta, forse settanta metri finché non mi trovai in una distesa di alberi più vecchi, alti più di tre metri e piantati in lunghi filari, una piantagione di pini.

Nonostante la nebbia, individuai subito delle macchie scure e scolorite nel tappeto di aghi che coprivano il suolo. Mi avvicinai e vidi dove aveva sollevato il terreno correndo giù per uno dei viottoli tra i filari.

Lo rincorsi, chiedendomi se avrei potuto raggiungerlo e anche, diverse volte, cosa sarebbe successo se mi fossi perso. Ma poi trovavo un’anomalia negli aghi di pino e mi spingevo cento, duecento, trecento metri più a fondo nella foresta di pini.

In che direzione stavo andando? Non ne avevo idea e non mi importava. Finché Soneji continuava a lasciare segnali, gli sarei rimasto appiccicato. Pensavo che avrei incrociato una strada o un sentiero a un certo punto, ma non accadde. C’era soltanto la monotonia della piantagione di pini e della nebbia vorticante.

Poi la pista cominciò a salire. Vedevo chiaramente i punti in cui aveva dovuto piantare i piedi nel terreno per mantenere l’equilibrio e trovai altri rami spezzati.

Quando giunsi in cima alla collina, mi trovai in una specie di radura con un mucchio di tronchi da una parte, come se fossero stati buttati giù dal vento. Aggirai il mucchio, attraversai la sommità del colle, e mi trovai a guardare un’ampia vallata di grossi pini.

Qui la foresta era stata diradata, come se alcuni alberi fossero già stati tagliati. Nonostante la nebbia, vedevo una decina di filari e il mio sguardo riusciva ad arrivare più lontano. Niente si muoveva sotto di me.

Niente eccetto...

Un fucile esplose un colpo. La corteccia del tronco che avevo accanto saltò e io mi buttai in terra dietro uno di quegli alberi abbattuti.

Dov’era?

«Cross!» mi chiamò. «Sono tornato per te dalla tomba.»

Se non era lui, aveva studiato la voce di Soneji fino alla più piccola inflessione.



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