Genio del Cristianesimo by FRANÇOIS-RENÉ DE CHATEAUBRIAND

Genio del Cristianesimo by FRANÇOIS-RENÉ DE CHATEAUBRIAND

autore:FRANÇOIS-RENÉ DE CHATEAUBRIAND [CHATEAUBRIAND, FRANÇOIS-RENÉ DE]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Cristianesimo, Religione
ISBN: 978-88-452-6058-2
editore: Bompiani (Il pensiero occidentale)
pubblicato: 2008-02-14T23:00:00+00:00


* Si veda la nota 35 alla fine del volume

1 Il Lussemburgo.

2 Eloisa viveva nel chiostro di Notre-Dame; vi si vede ancora la casa di suo zio, il canonico Fulberto.

3 Si veda la nota 36 alla fine del volume.

4 Si veda la nota 37 al termine del volume.

5 Salmo CIII, V. 25.

6 Giobbe, cap. XXXVIII, v. 8.

7 Si veda la nota 38 al termine del volume.

QUARTA PARTE

CULTO

Libro I

CHIESE, ORNAMENTI, CANTI, PREGHIERE, SOLENNITÀ

CAPITOLO I. DELLE CAMPANE

Andremo ora ad occuparci del culto cristiano. Questo argomento è ricco almeno quanto quello delle tre parti precedenti, con le quali forma un tutt’uno.

Ora, poiché ci prepariamo ad entrare nel tempio, per prima cosa parliamo della campana che ci richiama.

D’altronde era già, ci sembra, una cosa meravigliosa aver trovato il mezzo, con un solo colpo di martello, di far nascere, nello stesso momento, il medesimo sentimento in mille cuori diversi, e aver forzato i venti e le nubi a prendere su di sé i pensieri degli uomini. In seguito, considerata come armonia, la campana ha indubbiamente una bellezza di prim’ordine, quella che gli artisti chiamano il grande. Il rombo della folgore è sublime, e solo per la sua grandezza; ed è così per i venti, i mari, i vulcani, le cascate, la voce di un’intera popolazione.

Con quale piacere Pitagora, che prestava l’orecchio al martello del fabbro, avrebbe ascoltato il suono delle nostre campane, alla vigilia di una solennità della Chiesa! L’anima può essere intenerita dagli accordi di una lira, ma non sarà colta dall’entusiasmo, come quando la folgore della battaglie la risveglia, o quando un pesante rintocco proclama nella regione delle nubi i trionfi del Dio delle battaglie.

E tuttavia non era là il carattere più interessante del suono delle campane; il suono aveva una quantità di relazioni segrete con noi. Quante volte, nella calma della notte, i rintocchi di un’agonia, simili alle lente pulsazioni di un cuore che spira, non hanno sorpreso l’orecchio di una sposa adultera! Quante volte sono giunti all’ateo che, nella sua veglia empia, osava forse scrivere che Dio non esiste! La penna gli sfugge di mano; ascolta con terrore il rintocco della morte, che sembra dirgli: Davvero Dio non esiste? Oh! Quanti suoni simili non disturberanno il sonno dei tiranni! Strana religione che, al solo colpo di un bronzo magico, può cambiare in tormenti i piaceri, scuotere l’ateo, e far cadere il pugnale dalla mano dell’assassino!

Sentimenti più dolci si univano anche al rumore delle campane. Quando, con il canto di una allodola, al tempo della mietitura del grano, si sentivano al levar dell’aurora le piccole campane dei nostri villaggi, si sarebbe detto che l’angelo delle messi, per svegliare i contadini, sospirasse su qualche strumento ebraico la storia di Sefora o di Noemi. Ci sembra che, se fossimo poeti, non disdegneremmo certo questa campana agitata dai fantasmi nella vecchia cappella della foresta, né quella che un religioso terrore muoveva nelle nostre campagne, per tenere lontano il tuono, né quella che si suonava di notte, in certi porti di mare, per guidare il pilota attraverso gli scogli.



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