Giametta Sossio - 2009 - Introduzione a Nietzsche: Opera per opera by Giametta Sossio

Giametta Sossio - 2009 - Introduzione a Nietzsche: Opera per opera by Giametta Sossio

autore:Giametta Sossio [Giametta Sossio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Philosophy, General
ISBN: 9788858650530
Google: GcIqAAAAQBAJ
editore: Bur
pubblicato: 2013-06-26T22:00:00+00:00


2. … e nelle due Prefazioni del 1886

A riprova e a magnificazione di tutto quanto sopra detto, abbiamo, per una volta, una seconda e più ampia interpretazione autentica, quella di un secondo Ecce homo, di un mini-Ecce homo prima di Ecce homo: le due Prefazioni a Umano, troppo umano e a Opinioni e sentenze diverse e Il viandante e la sua ombra (oltre ad aforismi illuminanti, come Opinioni e sentenze diverse 74 e 357, Il viandante e la sua ombra 329). Nietzsche scrisse queste prefazioni nel 1886, quando unificò le ultime due parti, uscite separatamente, in un volume unico, e le tre parti in un’opera unica: Umano, troppo umano, volume I e volume II.

Nella Prefazione a Umano, troppo umano Nietzsche comincia, nel paragrafo 1°, col difendere la propria sregolatezza con le ragioni del proprio genio, fra cui in particolare la necessità di battere moneta falsa per poter poi arrivare alla sua veridicità. Continua, nel secondo, spiegando l’invenzione ad usum delphini della nozione di «spirito libero» in totale assenza di spiriti liberi, che egli comunque spera si formino. Essi dovrebbero nascere, dice – evidentemente come lui stesso – da una grande separazione. Di questa si parla nel terzo paragrafo, dove essa è riferita sempre, impersonalmente, allo «spirito libero»; ma si tratta naturalmente sempre della sua separazione da Wagner, in primo luogo, e poi anche da Schopenhauer e da tutto ciò che lo teneva incatenato con le catene della gratitudine e della venerazione. Ma ecco che già qui viene fuori, come reazione a una remissività e dedizione senza freni, un’esagerazione nel senso opposto. Lo spirito libero in divenire, la «giovane anima», egli dice:

fa a brani ciò che lo affascina. Con una risata cattiva capovolge le cose che trova velate, risparmiate da un qualche pudore: vuol provare come esse appaiano quando sono messe a testa in giù. Per capriccio, per puro gusto del capriccio, rivolge adesso il suo favore a quanto finora è stato in cattiva fama; s’aggira, curioso e tentatore, intorno alle cose più proibite. Sullo sfondo della sua agitazione, del suo vagabondaggio – poiché è sempre in cammino, inquieto e senza meta come in un deserto – incombe il punto interrogativo di una curiosità sempre più pericolosa. «Non si possono capovolgere tutti i valori? Ed è forse bene il male? e Dio solo un’invenzione e una finezza del Diavolo? È forse tutto in ultima analisi falso?»

In questo passo sono enunciati tutti quelli che sono i peccati di Nietzsche e del suo amorale sperimentalismo, i suoi eccessi libertari, chiamiamoli così, di cui si era già macchiato, visto che a suo stesso dire ne era accusato (paragrafo 1). Ma di essi soprattutto si macchierà sempre più, per sviamento e dismisura, e, per le conseguenze occasionate, storicamente parlando, in modo sempre più grave. Certo, «tali pensieri lo seducono e lo conducono sempre più lontano», com’egli dice. Ma in senso tutto positivo, come ritiene lui, o in senso molto anche negativo, come sembra a noi? È anche per questo, infatti, che la solitudine, mater saeva



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