Osservazioni sul disorientamento del mondo by Alain Badiou

Osservazioni sul disorientamento del mondo by Alain Badiou

autore:Alain Badiou [Badiou, Alain]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


6.

Disorientamento laterale: la religione ecologica

Che gli usi e i costumi del Capitale globalizzato, strettamente subordinati agli interessi privati, possano comportare distruzioni selvagge di foreste, costruzioni di immobili privi di ogni coerenza, concentrazioni di CO2 nell’atmosfera alla base di un riscaldamento incontrollabile, nubi di polveri nocive, sversamenti di petrolio nelle insenature oceaniche, sparizioni di specie animali che ci sono care, e l’elenco non finisce qui, è cosa certa.

Ma vediamo di applicare qui la regola di ragionamento che risale a Cartesio: deplorare un fenomeno sgradito, qualora si ignori la causa reale, scientificamente accertata, del fenomeno in questione, è cosa vana e, nel migliore dei casi, rientra nell’ambito della fede religiosa, nel peggiore in quello della superstizione. In quella che è la sua tendenza dominante, l’ecologia si guarda bene dall’applicare questa regola, e per una ragione molto semplice: non intende tagliare i ponti con gli Stati o le opinioni politiche «moderate», come accadrebbe se andasse dritta alla fonte del Male. Questa fonte è infatti il capitalismo globalizzato, che in pratica è esente da ogni controllo e da ogni repressione efficace, semplicemente perché organizza sia il tessuto sociale dei Paesi sia il loro apparato statale, e lo fa tanto se gli Stati in questione sono «democratici» quanto se sono, per usare il gergo odierno, «totalitari».

La verità nuda e cruda è che l’ecologia sarà efficace solo nella misura in cui si dispiegherà in un contesto comunista di controllo delle pratiche produttive esercitato non già dai proprietari dei mezzi di produzione e dai loro servi politici, i Putin, i Macron, i Bolsonaro, gli Xi Jinping o i Biden, bensí da comitati popolari situati nei vari luoghi che ospitano la produzione stessa, agricola o industriale che sia. È come dire che ogni ecologia è condannata a rivangare la propria impotenza fintanto che pretende di rivolgersi «a tutti», di interessare «tutta la popolazione del nostro pianeta», e passa il tempo a piagnucolare sull’insufficienza delle azioni intraprese, un congresso mondiale dietro l’altro, un sermone dopo l’altro.

La piccola santa dell’ecologia, Greta Thunberg, l’ha detto chiaramente quando ha proclamato che non bisognava parlare di capitalismo, essendo una parola «divisiva». Ben detto! Ma tutto quel che è ritenuto non «divisivo», dal momento che si parla della responsabilità dell’industria e della misteriosa «impotenza» degli Stati, è destinato a non essere nient’altro che una variante del fervore religioso. Proprio cosí! La propaganda ecologista non fa che parlare del nostro pianeta come se fosse una sorta di divinità unificata che constata mestamente il torto che le infliggiamo. Leggevo recentemente un tipico testo in cui si diceva che «il pianeta ci implora, geme!» Fin dal principio della predicazione ecologica si è parlato di questo famoso pianeta chiamato «Gaia», divinizzazione della parola greca che designa la nostra Terra. Un congresso ecologista diventa, in questo senso, una specie di pellegrinaggio alle parti piú maltrattate del sacro corpo della Dea.

In ciò troviamo un interessante esempio di disorientamento, che mi piacerebbe denominare «disorientamento clericale». In fondo, un ecologista come quelli di cui stiamo parlando, uno di quelli indifferenti al problema



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