L'Italia di Salò by Mario Avagliano & Marco Palmieri

L'Italia di Salò by Mario Avagliano & Marco Palmieri

autore:Mario, Avagliano & Marco, Palmieri [Mario, Avagliano & Marco, Palmieri]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815332318
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2017-09-14T22:00:00+00:00


Con questo spirito, la lotta antipartigiana è vissuta con partecipazione ed entusiasmo. «In questa caserma – si legge in una lettera da Pesaro del 24 dicembre 1943 – vi è un reparto di volontari della Milizia, ragazzetti dai 13 ai 19 anni. Se voi li vedeste, sono come tigrotti, ogni giorno vanno in rastrellamento sulle colline che ci circondano e tornano sempre dopo aver catturato 10 o 12 ribelli. Sempre canzoni patriottiche ed i battaglioni M. sono tutti miei intimi amici. Spesse volte esco con loro in libera uscita e mi diverto. Nei nostri cuori vi è la stessa fede»[9]. «Carissima Mirella – scrive un milite da Sondrio – siamo tre compagnie di CC.NN. confinarie con le mostrine nere e due magnifiche M sul bavero, e non bisogna trascurare la bella piuma nera e la stella alpina sul cappello. Siamo pronti a tutto, sappiamo che i cosiddetti “patrioti” se ci prendono prigionieri ci mettono le M al posto degli occhi, oppure ci “evireranno”, ma noi cantiamo sempre “Italia Italia cosa importa se si muore? Con il grido dell’onore sempre in alto eterno stà”»[10]. «Tutti i miei amici mi sono contro – rivendica un milite di stanza a Courmayeur – perché sono repubblicano, io li chiamo vigliacchi non più amici; non hanno questo onore di essere chiamati amici, e la massima parte sono andati con i ribelli, questi figli di Stalin, venduti verrà il momento buono di arrangiarli anche loro e anche quei porci di anglo-americani che invadono l’Italia»[11].

L’idea della riaffermazione del fascismo è abbinata anche all’ambizione di un certo ritorno alle origini, che è motivo di speranza verso il nuovo regime che si presenta sotto forma di repubblica con prerogative di tipo sociale fin dal nome prescelto. «Tu sai che io ho sempre avuto l’idea del fascismo, ma non di quelli che ricoprono le magagne di loro stessi, ma di quelli che vanno verso gli operai», manda a dire in una lettera un milite della Gnr di Firenze[12]. Uno dei fili conduttori, però, che lega tutta l’esperienza fascista e che persiste anche sotto Salò è il mito personale del duce: «la nostra salvezza può venire solamente da un uomo: Mussolini. Ed è appunto per seguire i suoi ordini, per liberare l’Italia da tutte le sozzure che io mi sono arruolato volontario nei battaglioni suoi»; «la Repubblica sociale italiana per volontà del nostro grande Duce sta sorgendo, riprenderà presto le armi accanto alla Germania per cacciare dal suolo italiano l’invasore anglo-americano»; «nel mio più bel giorno in cui giuro fedeltà alla Repubblica Italiana sono fiero di gridarti la mia incorruttibile certezza che nel Duce ritroveremo la vittoria»[13].

Per molti il richiamo della camicia nera è anche sinonimo di spirito d’avventura, di anticonformismo, di ribellione. Il futuro attore teatrale Giorgio Albertazzi, ufficiale della Tagliamento, lo racconta così in una intervista a «la Repubblica» del 25 novembre 2012, ripercorrendo la scelta di aderire: «Potrei risponderle perché provai schifo per la vigliaccheria di un Re che scappava. Oppure dirle che mio zio fascista fu ammazzato a Campo di Marte.



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