La cura della ragione by Fabio Paglieri

La cura della ragione by Fabio Paglieri

autore:Fabio, Paglieri [Paglieri, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psicologia, Intersezioni
ISBN: 9788815329363
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2016-09-14T22:00:00+00:00


2. Ragionare sui manuali: immersioni speranzose, esempi fuorvianti e ossessioni inferenziali

Come abbiamo visto nel secondo capitolo, l’importanza del ragionamento critico nel curriculum della scuola primaria e secondaria è stata recentemente riconosciuta anche a livello istituzionale, e il più generale obiettivo di formare la coscienza critica dei cittadini è da tempo parte delle priorità del nostro sistema educativo – almeno nei documenti ufficiali. Tuttavia, in Italia a livello pre-universitario non esistono insegnamenti specificamente dedicati ad educare al ragionamento critico, e gli interventi diretti in tal senso sono stati finora rari, sporadici e di carattere sperimentale. Inoltre, lo sviluppo del ragionamento critico viene raramente posto come obiettivo esplicito nelle attività didattiche, salvo ad opera di pochi docenti volenterosi, e sicuramente non con la dovizia di dettagli che caratterizza la discussione sul tema in altri contesti, quali il Nord America. Rifacendosi alla classificazione di Robert Ennis, possiamo descrivere l’approccio all’educazione al ragionamento critico nella scuola primaria e secondaria italiana come di tipo immersivo: si presume cioè che le abilità desiderate si sviluppino come naturale conseguenza delle tradizionali attività didattiche, senza che occorra né allenare specificamente gli studenti in tal senso, né tematizzare tali abilità come espliciti obiettivi formativi. Con un pizzico di cinismo, potremmo riassumere questa filosofia nel motto «Speriamo in bene!»: sicuramente è un atteggiamento che tradisce un notevole ottimismo, per il quale è difficile trovare ragioni a sostegno, alla luce dei dati finora discussi.

Si noti un inquietante parallelo con la vecchia solfa per cui l’utilità del latino (o del greco, o di qualunque altra materia sulla cui rilevanza sorgano dei dubbi) sarebbe quella di «allenare la mente». Ora, si dà il caso che, nell’opinione di chi scrive, latino e greco siano davvero utili: ciò non toglie che sostenere tale tesi al grido «allenano la mente!» sia una sonora idiozia. Ovviamente, qualunque attività intellettuale allena la mente, per definizione, e l’insegnamento di qualunque materia costituisce un’attività intellettuale, sempre per definizione: dunque il punto da discutere non è se una certa attività intellettuale alleni la mente, ma quale particolare facoltà della mente venga allenata, se ciò avvenga nel modo migliore, e se tale facoltà abbia ragione di essere allenata, più e meglio di altre. Chi ignora tali questioni lo fa a suo rischio e pericolo: in particolare, il rischio di allenare facoltà poco utili e trascurarne altre più rilevanti, col pericolo di pagarne poi le conseguenze in seguito – per inciso, l’accusa che il mondo del lavoro muove alla scuola, a torto o a ragione, non è quella di non preparare gli studenti, bensì di prepararli sulle cose sbagliate. Proprio questa scarsa attenzione a ciò che si allena produce l’ingiustificato ottimismo sull’educazione al ragionamento critico nella scuola primaria e secondaria: si assume che qualunque attività didattica finirà per allenare le capacità critiche degli studenti, mentre tali capacità si allenano solo in certe condizioni e non in altre, anzi, esistono contesti didattici che possono al contrario deprimere sistematicamente l’inclinazione alla riflessione critica.

Proprio per questo, il metodo immersivo semplicemente non funziona: Philip Abrami e colleghi,



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