Governi monocratici by Fortunato Musella
autore:Fortunato, Musella [Musella, Fortunato]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Il Mulino/Ricerca
ISBN: 9788815143808
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2009-10-14T22:00:00+00:00
3. La potestà regolamentare fra esecutivo e assemblea
La tendenza verso il coinvolgimento dellâazione di governo nel processo legislativo si associa ad un ruolo sempre più rilevante giocato dellâesecutivo nel campo dei regolamenti regionali.
Nel primo trentennio di vita delle regioni le potestà regolamentari della regione erano strettamente associate a quelle legislative: i regolamenti erano approvati dal consiglio regionale e poi promulgati dal presidente di regione, come stabilito in modo esplicito dalla Costituzione repubblicana[13] [Spagna Musso 1992]. In questâultima, tuttavia, non erano chiariti i contenuti, gli ambiti e i limiti dellâattività regolamentare, né il rapporto nel sistema delle fonti fra legge regionale e regolamenti [Onida 1991]. Le due fonti sembravano essere interscambiabili e aventi il medesimo campo di azione, così da giustificare anche il ricorso a regolamenti indipendenti accanto a quelli di natura prettamente esecutiva, vale a dire a quei regolamenti che si inserivano in un quadro normativo non già definito dalla legge. La prassi, infatti, confermava un esercizio regolamentare da parte delle regioni non solo sul fondamento di quanto disposto dalla legge regionale, come strumento per dettare norme di attuazione, ma anche su linee non ancora tracciate dal legislatore. La fonte regolamentare, infatti, risultava nella maggior parte dei casi
un vero e proprio prolungamento della legislazione, chiamata a sciogliere nodi e a superare difficoltà sui quali non si era stati in grado di pervenire a soluzioni soddisfacenti in sede di approvazione della legge [â¦], uno strumento dunque che finiva per questa via per perdere una sua funzione ed essere totalmente attratto nella sfera della fonte primaria [Caretti 1997, 5].
Il sommarsi in capo allâassemblea delle competenze regolamentari insieme a quelle legislative generava, inoltre, grande confusione nellâuso delle diverse fonti di diritto, oltre a determinare il frequente ricorso alla fonte della legge regionale in sostituzione ai regolamenti. Ã utile considerare a questo proposito quali fossero gli incentivi a privilegiare la legge: lâuso di tale strumento presentava, infatti, lâimportante vantaggio di svincolare il legislatore regionale dal controllo del giudice amministrativo a fronte di un medesimo iter di approvazione [Tassone 2001].
Queste tendenze sono state interrotte sul finire degli anni novanta. In seguito ai cambiamenti introdotti dalla riforma istituzionale delle regioni, i regolamenti non sono stati più preclusi al governo regionale, ed anzi la giunta è stata ritenuta in un primo tempo come lâorgano titolare di tale potestà per espressa attribuzione costituzionale. Il raggio di azione della normazione secondaria governativa cresceva in modo repentino sia per lâampliarsi delle competenze regionali in ambito regolamentare, sia per la perdita da parte del consiglio della generalità delle potestà regolamentari. Veniva, infatti, confermata, ed anzi rafforzata, la possibilità di emanazione di regolamenti di tipo indipendente, in parziale deroga al principio di legalità che prescriveva che «il potere regolamentare dellâesecutivo fosse esercitato soltanto sulla base di una legge che ne costituisse il fondamento e ne determinasse lâattribuzione ed i limiti (sostanziali e procedurali) del potere» [Lucarelli 2004, 60].
Il mutamento risultava considerevole, anche se in una prima fase sembrava scaturire da un equivoco, o, per meglio dire, trovava sostegno in una leggerezza da parte degli interpreti delle nuove regole regionali.
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