Grazia Deledda - L'Edera by AN

Grazia Deledda - L'Edera by AN

autore:AN [AN]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura Italiana
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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di loro: se un mobile avesse in quel momento scricchiolato ella sarebbe fuggita, urlando.

Finalmente si mosse: stette alcuni momenti in piedi, davanti alla vittima, senza osare di scoprirla; poi sentì un rumore che le sembrò venisse dalle stanze superiori, e corse e chiuse a chiave l'uscio. Ma subito lo riaprì e uscì nell'andito.

Che fare? Per un momento pensò che doveva gridare, chiedere aiuto, dire che il vecchio moriva. Salì il primo rampante della scala, fino all'uscio di donna Rachele, ma mentre stava per picchiare, ricordò di aver lasciato la coperta sopra la vittima, e di nuovo le ritornò in mente il dubbio che il vecchio non fosse morto.

Ridiscese, ma non poté levare subito la coperta; ella aveva paura di vedere il viso della vittima. Qualche cosa però bisognava fare; chiamare, fingere, dire che il vecchio era morto in seguito ad un accesso.

«Dio mio, Dio mio», mormorò, lisciandosi due volte i capelli con ambe le mani.

E andò a sedersi sul canapè. Il cuore non le batteva più. Ma si sentiva stanca, così che le pareva di non poter più alzarsi e camminare; e avrebbe voluto coricarsi e dormire, poiché tutto era finito, e oramai non le restava che dormire, dormire profondamente.

«Dirò che è morto mentre dormivo. Perché devo svegliarli? C'è tempo... c'è tempo... »

Piegò la testa, chiuse gli occhi: e subito vide il viso del vecchio girare vertiginosamente intorno a lei. Ma subito un passo risonò nel silenzio della notte chiara, sui ciottoli umidi della straducola. Ella provò un nuovo terrore, poiché le parve di riconoscere il passo di Paulu.

Il passo s'avvicinava. Ella balzò in piedi, prese il lume, si curvò sulla lampadina per riaccenderlo e stette ad ascoltare, con crescente terrore. Paulu non poteva essere: in tutti i modi egli sarebbe ritornato a cavallo. Eppure quel passo un po' indolente sembrava il suo.

La fiammella della lampadina s'allungò, s'indugiò intorno al lucignolo del lume, parve comunicargli un segreto, poi si rimpicciolì, si fece ancor più quieta e timida. E la nuova luce si sparse, giallognola e triste, cercò ogni angolo della camera lugubre, illuminò il mucchio immobile che sorgeva sul letto. Anche la mente di Annesa parve rischiararsi: ella capì ciò che aveva fatto, ed ebbe paura di se stessa.

«Ho ucciso un uomo, io, Annesa, ho ucciso: Dio mio, che ho fatto?»

A misura che il passo s'avvicinava, ella sentiva crescere la sua paura: paura che il vecchio, non ancora morto, dovesse muoversi ed emergere dalla coperta giallastra come da un mucchio di terra; paura del passo che s'avvicinava, paura di muoversi, paura di star lì ferma, vicino alla fiammella della lampadina che pareva la guardasse come un occhio vivo.

Ed ecco, il passo cessò; qualcuno batté alla porta. Neppure per un istante ella dubitò. Chi picchiava era Paulu.



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