Guida all'uso delle parole by Tullio De Mauro

Guida all'uso delle parole by Tullio De Mauro

autore:Tullio De Mauro [Mauro, Tullio De]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2019-06-05T22:00:00+00:00


21.

Parole per farsi capire

La scelta delle parole avviene in modo molto diverso se facciamo un discorso parlato o un discorso scritto.

Parlando, specialmente se evitiamo la cattiva abitudine del leggere un testo già confezionato, possiamo e dobbiamo tenere d’occhio il volto degli ascoltatori. Specialmente un pubblico italiano non fa misteri, con l’espressione dei visi, di quel che pensa. E se le parole che stiamo scegliendo sono fuori sesto, innumerevoli segnali ce lo comunicano. Del resto, in molte situazioni non è detto che dobbiamo starcene da una parte del microfono o del tavolo a parlar solo noi. Anche se in qualche paese ciò può sorprendere, anzi essere ritenuto poco corretto ed educato, in Italia è possibile interrompersi e chiedere esplicitamente se una parola o un’espressione è chiara o no. E se per qualcuno non lo è, chiedere scusa e chiarirla. Ne trarranno vantaggio tutti, anche quelli che dicono di aver capito tutto, che sanno tutto e che hanno letto tutti i libri, prima ancora, magari, che siano scritti. Ma, soprattutto, ne trarranno vantaggio i molti altri che, schiacciati dal falso rispetto per la presunta altrui sapienza, si vergognano a esercitare il sacro diritto umano di dire: questa parola non mi è chiara, questo concetto non l’ho capito.

L’abitudine di alzarsi in pubblico a dire le proprie opinioni dà dopo qualche tempo la capacità di cogliere a volo le reazioni di un uditorio. E questo ci permette di correggerci mentre parliamo, andando in traccia delle parole e frasi meglio appropriate a quel che dobbiamo dire dinanzi a un certo uditorio.

Chi scrive non ha questo continuo vivente controllo che sono le espressioni del volto degli ascoltatori: di noia, di perplessità, di approvazione. Perciò scrivere è un’arte assai più difficile che parlare. Dobbiamo riuscire a prevedere molto di più, a distanza di tempo. Di che umore sarà chi leggerà queste parole? In che situazione si troverà? Quanto saprà degli argomenti che si stanno trattando?

Per tutto ciò è un buon accorgimento, in ogni caso, essere nello scrivere meno informali che nel parlare. Conviene costrui­re frasi e scegliere parole che possano essere significative il più possibile fuori di particolari situazioni.

Certo, già scegliere una lingua più che un’altra, un argomento più che un altro, significa tagliare via una quantità immensa di possibili destinatari. Discorsi pantolettali non ne esistono. Giustamente la pia credenza dei Cristiani considera la virtù di parlare con un sol discorso a tutti gli esseri umani un dono miracoloso, il «dono delle lingue», e una virtù, anzi la virtù dello Spirito Santo, capace di parlare in modo tale che «l’Arabo il Parto il Siro» possa intenderlo «in suo sermone».

Gli esseri umani sono consegnati a una lingua più che a un’altra, a un argomento più che a un altro. Sono sempre, dunque, in una condizione particolare. E, tuttavia, possiamo scegliere frasi e parole che siano le più appropriate a far comprendere la maggior quantità possibile di ciò che intendiamo dire. Il mestiere di scrivere sta in questo.

Alcuni, che hanno gran pratica di scrivere e parecchia anche di leggere, si inalberano a sentire questi discorsi.



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