I bambini del maestrale by Antonella Ossorio

I bambini del maestrale by Antonella Ossorio

autore:Antonella Ossorio [Ossorio, Antonella]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


Terza parte

Resistere (1922-1928)

Se v’è neve, foschia o nebbia folta

sii cauto e lento ed i segnali ascolta.

Proverbio marinaresco

1.

Piccole femmine isteriche

24 ottobre 1922, Napoli

A dispetto delle intemperie, da un’ora abbondante la maestra De Luca stava di vedetta sul ponte di coperta. Intorno a lei si svolgevano le attività consuete del mattino, non si sarebbe trovato un solo caracciolino con le mani in mano nemmeno a volerlo pagare a peso d’oro. Da quando, nell’aprile dell’anno prima, si era costituita la Scuola Pescatori e Marinaretti i ragazzi erano ancora piú fieri di essere parte di quella grande famiglia. Per causa dello slancio col quale eseguivano i loro incarichi la nave pareva un alveare; ma la matura insegnante, assorbita dalle sue ansie, tutto quel fervore se lo lasciava scorrere addosso. Alle solite in gramaglie, rigida come un palo, il viso smorto e un ombrello chiuso appeso al braccio, sembrava una vetusta polena in disarmo. A smentire che fosse scolpita nel legno provvide il brivido che d’un tratto l’attraversò.

Giulia, che era appena salita per verificare lo stato dell’arte, vedendola provata giudicò fosse il caso di far valere la sua autorità.

«Che testa dura, Consiglia, parrebbe stiate mettendovi d’impegno a procurarvi un solenne raffreddore! Da brava, seguitemi di sotto, ci prepariamo un buon tè».

«Va bene, signora Civita, mille grazie».

Senonché, invece di schiodarsi dal suo posto di guardia, l’insegnante strizzò gli occhi e si sporse temerariamente dalla balaustra.

«Direttrice, ecco la collega De Rosa!» Delusa scosse la testa: «Ma quando mai, ho pigliato un abbaglio... chiedo venia, mi era proprio sembrato di vederla».

E dove, di grazia? si chiese Giulia lasciando spaziare lo sguardo sul flusso ininterrotto di folla che percorreva le banchine.

A perdita d’occhio non si scorgevano che uomini in camicia nera. Sbarcati dai traghetti provenienti dalla Sicilia e dalle isole minori, avanzavano in gruppi compatti in direzione dei giardini del Molosiglio; e con quale baldanza esibivano i gagliardetti coi simboli mutuati dal disciolto corpo degli Arditi: il fascio littorio romano e un teschio dal pugnale tra i denti e sotto la scritta «A noi!»

No, purtroppo laggiú non c’era proprio nessuno che somigliasse sia pur vagamente alla tenera e materna Donata De Rosa dall’andatura che dopo la morte del primogenito s’era fatta incerta e dolente come l’intera sua persona.

Aveva ripreso a piovigginare.

La maestra della classe quarta, senza affatto scomporsi, aprí l’ombrello. Quell’accanimento nel perseguire un’impresa del tutto priva di costrutto diede sui nervi a Giulia.

«Ora basta sul serio» dichiarò prendendo l’insegnante per un braccio.

Quella fece resistenza passiva e tornò a puntare gli occhi sulla calca.

«Aspettate, sono quasi certa d’aver visto... sí, sí, è proprio lei!»

Giulia aguzzò a sua volta la vista.

«Ma chi, Donata?»

«No, Nina!»

Nel momento stesso in cui ne udí pronunciare il nome Giulia l’avvistò. La testa avvolta da uno scialle colorato, la giovane si avvicinava alla Caracciolo fendendo la fiumana nera a forza di gomitate e spintoni. In un lampo la mente di Giulia fu attraversata dalla visione di una farfalla tra le blatte.

«Benedetta ragazza, tanto per cambiare è uscita senza ombrello!» sbottò.

Strappato senza tanti complimenti il parapioggia dalle mani della De Luca, si precipitò giú dalla scaletta e le andò incontro.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.