I Lupi di Roma by Andrea Frediani

I Lupi di Roma by Andrea Frediani

autore:Andrea Frediani [Frediani, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2020-12-09T15:47:16+00:00


XIV

«Allora è deciso. Non appena scadrà il mandato da vicario imperiale di re Carlo a Firenze, proporremo al popolo fiorentino che la città sia affidata alla tutela del papa. Sua maestà l’imperatore Rodolfo d’Asburgo si è dichiarato d’accordo, pertanto non vediamo grosse difficoltà nella successione», concluse Niccolò III dopo la discussione relativa all’ultimo ma più importante punto all’ordine del giorno nella seduta del Sacro Collegio.

Il disagio dei cardinali che non appartenevano al suo clan fu palpabile. Come sempre, fu Simon de Brion a esprimere il loro sentimento comune.

«Santità, ritengo, e con me i miei connazionali, che un nuovo ruolo possa risultare troppo gravoso sulle vostre spalle. Il sommo pontefice della Cristianità dovrebbe rivolgere tutte le proprie attenzioni alla cura delle anime e della Chiesa; ma ora lo stato che amministrate è diventato talmente ampio che l’aggiunta di nuovi territori sotto la vostra sfera di controllo potrebbe comportare responsabilità eccessive, che vi distrarrebbero dalla vostra missione», dichiarò il cardinale prete di Santa Cecilia. Alle sue parole, assentirono con convinzione gli altri cardinali francesi, Guillaume de Bray e Anchero Pantaléon, oltre a Bernard Ayglier, che non aveva partecipato all’ultimo conclave.

Da parte loro Goffredo da Alatri e Giacomo Savelli si limitarono a rimanere in silenzio, senza lasciar trasparire la loro posizione. Ma il papa sapeva bene che, in cuor loro, lo disapprovavano; tuttavia, avevano timore di manifestare troppo apertamente il loro dissenso: i transalpini sapevano di godere della protezione di re Carlo, mentre loro erano consapevoli di essere esposti alla reazione degli Orsini. E tutto questo al pontefice dispiaceva: avrebbe voluto che i cardinali lo stimassero, non che lo temessero.

Matteo Rubeo si affrettò a intervenire in sua vece, e Niccolò lo considerò un eccesso di zelo: sapeva difendersi benissimo da solo.

«Eminenza, sapete bene che il santo padre ha delegato il governo dei territori dello Stato della Chiesa a fidi vicari, che in questi anni si sono dimostrati dei validi amministratori, permettendo alle finanze dello Stato di prosperare, come avete avuto modo di verificare voi stessi dai bilanci. In questi mesi, Bertoldo Orsini in Romagna, Orso Orsini in Tuscia e io personalmente a Roma, abbiamo finora svolto i nostri incarichi con coscienza e attenzione, e ne è prova il fatto che col tempo sono cessate le tensioni tra fazioni all’interno delle città e che la gente è soddisfatta».

«Che sia soddisfatta lo dite voi, eminenza. E non sono certo che i bilanci che ci avete mostrato siano cristallini; anche la tesoreria è nelle vostre mani, quindi più che vederli noialtri non possiamo, e se ci sia stata distrazione di fondi o meno non abbiamo modo di appurarlo. In ogni caso, avete citato una serie di vicari che hanno tutti lo stesso cognome. E questa è una cosa insana: la Chiesa deve essere universale, non appannaggio di una sola famiglia», insisté Simon de Brion.

«Voi sapete bene che, per essere universale, la Chiesa deve essere amministrata da un nucleo di persone che abbiano un obiettivo comune e non si ostacolino a vicenda», si affrettò a giustificarsi il



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