I mille autunni di Jacob de Zoet by David Mitchell

I mille autunni di Jacob de Zoet by David Mitchell

autore:David Mitchell
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Frassinelli
pubblicato: 2010-08-15T22:00:00+00:00


19 La Casa delle Sorelle, tempio del Monte Shiranui

Alba del Nono Giorno del Dodicesimo Mese

Spazzare i Chiostri è un'occupazione irritante questo pomeriggio: non si fa tempo ad accumulare foglie e aghi di pino che subito il vento li spazza via un'altra volta. Le nuvole si sbrogliano sulla Vetta Spoglia e rovesciano una pioggerella gelata. Orito rimuove la pania dalle assi con un pezzo di iuta. Oggi è il novantacinquesimo giorno della sua prigionia: per tredici giorni ha girato le spalle a Suzaku e alla Badessa e ha rovesciato la Consolazione nella manica. Per quattro o cinque giorni ha sofferto di crampi e febbre, ma adesso è tornata a essere padrona della sua mente: i topi hanno smesso di parlarle e la Casa non le fa più nessuno scherzo. La sua vittoria è tuttavia limitata: non ha ottenuto il permesso di esplorare il Precinto, e sebbene sia scampata a un altro Giorno della Donazione, magre sono le possibilità che la Nuova Sorella abbia la stessa fortuna anche la quarta volta, e una quinta fuga non avrebbe precedenti.

Umegae si avvicina con i suoi sandali laccati, clic-ciac, clic-ciac.

Non riuscirà a trattenersi, prevede Orito, dal fare una stupida battuta.

«Così diligente, Nuova Sorella! Sei nata con la scopa in mano!» Non si aspetta nessuna risposta, nessuna risposta viene elargita, così Umegae prosegue verso la Cucina. Il suo sarcasmo le ricorda il padre che lodava la pulizia di Dejima al confronto della fabbrica cinese dove la sporcizia viene lasciata a marcire, e ai ratti. Si domanda se Marinus senta la sua mancanza. Si domanda se una ragazza della Casa del Glicine riscaldi il letto di Jacob de Zoet e ammiri i suoi occhi esotici. Si domanda se de Zoet pensi mai a lei se non quando abbia necessità del dizionario perduto.

Si domanda lo stesso riguardo a Ogawa Uzaemon.

L'autocommiserazione, rammenta Orito a se stessa, è un cappio appeso a una trave.

Il guardiano grida: «Si aprono i cancelli, Sorelle!» Due accoliti entrano, spingendo un carretto carico di ciocchi e di legna da ardere.

Mentre i cancelli si richiudono, Orito vede un gatto infilarsi in mezzo. È di un grigio accesso, come la luna nelle sere sfocate, e corre veloce attraverso il cortile. Uno scoiattolo sale veloce sul vecchio pino, ma il gatto grigio-luna sa che le creature a due zampe offrono avanzi migliori di quelle a quattro, così salta nei Chiostri per tentare la sua fortuna con Orito. «Non ti ho mai visto da queste parti», dice la donna all'animale.

Il gatto la guarda e miagola: Dammi da mangiare, che sono bello.

Orito gli offre una sardina tenendola con l'indice e il pollice.

Il gatto grigio-luna ispeziona il pesce con indifferenza.

«Qualcuno ha portato questo pesce», lo rimprovera Orito, «fin sopra questa montagna.» Il gatto prende il pesce, salta a terra e si infila sotto la passerella.

Orito si abbassa nel Cortile, ma il gatto è sparito.

Vede uno stretto buco rettangolare nelle fondamenta della Casa… … e una voce sulla passerella chiede: «La Nuova Sorella ha perso qualcosa?» Con aria colpevole, Orito alza lo sguardo e vede la governante che porta un mucchio di vesti.



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