I pescatori di sogni by Jean-Paul Delfino

I pescatori di sogni by Jean-Paul Delfino

autore:Jean-Paul Delfino [Delfino, Jean-Paul]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Elliot
pubblicato: 2022-02-12T23:00:00+00:00


GLI ZINGARI DELLA ZONA DI AUSTERLITZ

Qualche minuto dopo, varcata la Senna dal ponte di Austerlitz, la macchina terminò la sua corsa su place Valhubert. Un brusio a malapena udibile saliva con spasmi regolari dall’ampio corso del fiume che caricava un’acqua limacciosa e pesante. Con fare autoritario, Cendrars tirò Satie fuori dalla macchina e lo trattenne vicino a sé tenendolo per il polso. In quell’attimo, Chagall si chinò dal finestrino della Daimler e disse, preoccupato: «Mio carissimo amico Blaise, non so cosa stai per fare a un’ora simile al Jardin des Plantes. Ma stai attento a te».

«Non preoccuparti. Non ci vorrà molto, soltanto una cosetta da recuperare».

«Se hai bisogno di me, sarò alla Closerie. Per finire di ubriacarmi e per schiaffeggiare Cocteau e la sua banda di saccenti».

«Per carità! Di questo me ne occupo io…».

All’ultimo momento, il pittore interruppe il segnale di partenza che stava per dare al suo autista, e mormorò: «Non essere troppo duro con Cocteau. Ha comunque del genio».

«Non mi capacito che gli imbecilli possano avere del genio. Ciò dimostra ancora una volta che il mondo è fatto proprio male. E poi, non significa nulla avere del genio. Per te tutti sono dei geni. Anche la tua Esmeralda del reparto lingerie del Bon Marché, non è così?».

«Cosa vuoi? Il giorno in cui sono scampato alla guerra, ho giurato a me stesso che da quel momento avrei contemplato l’intero universo con occhi da bambino. Se lei è Esmeralda, io sono Quasimodo. Dove la vita è troppo brutta, vi aggiungo poesia. La cosa più importante è crederci. A proposito, prendi questa, già che ci penso…».

Facendo seguire i fatti alle parole, Chagall tirò fuori da una delle tasche del suo cappotto da ministro una mazzetta di banconote da cento franchi che ficcò senza preavviso nel soprabito socchiuso del poeta. Prima che costui potesse protestare, la macchina ripartì, fari accesi, mentre la voce del pittore gridava, con il suo accento russo che si accontentava sempre di accarezzare le r: «È solo denaro, amico mio! Ne ho ancora! Se non sai perché te lo do, lo so io!».

«Signor Cendrars, Lei ha comunque strani modi di trascorrere le sue notti. Perché mi sta portando al Jardin des Plantes?».

«Per pettinare la giraffa, amico mio».

«Scusi?».

«Niente. E poi non andiamo al Jardin des Plantes. Andiamo alla stazione di Austerlitz».

«Ma per fare che?».

«Te l’ho detto: per pettinare la giraffa…».

Dopo la partenza della Daimler, il poeta aveva preso la mazzetta delle banconote e l’aveva osservata un attimo sotto la luna. Con il malloppo, avrebbe potuto pagare i suoi debiti e, se ne fosse rimasto un poco, avrebbe persino potuto regalare a Raymone una gita a Biarritz, dalla sua amica cilena Eugenia Errázuriz. I diritti della Création du monde, un tema ch’egli aveva scritto per la compagnia dei Ballets suédois e che erano stati messi in scena l’anno prima su una musica di Darius Milhaud, con i costumi e la scenografia di Fernand Léger, gli avevano fatto guadagnare diecimila franchi. Una parte di quella somma era stata dedicata all’acquisto dell’Alfa



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