Il Centurione Di Augusto by Guido Cervo

Il Centurione Di Augusto by Guido Cervo

autore:Guido Cervo [Cervo, Guido]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-17T12:25:22+00:00


“Perché solo una, se è così bravo?” l’ovvia domanda era venuta da Flamilla.

“Avevamo fretta, e non potevo fermarmi a cacciare, con i barbari tutt’attorno”

rispose il cretese.

“Ora, tu capisci” continuò Damazio, sempre rivolto a Calidio “prima di mostrarvi quell’anatra, volevamo vedere se vi era rimasto qualcosa.”

Guardandolo severamente, Calidio annuì, poi si volse verso Flamilla e le disse perentorio: “Tira fuori quelle fette di cavallo che ci sono rimaste: che se le mangino insieme all’anatra”. Poi si raddrizzò sulla schiena e, con le mani sui fianchi, rivolgendosi ai nuovi venuti, aggiunse: “Non sono sicuro che sia conveniente formare un unico gruppo; comunque, se volete restare con noi potete farlo, ma dovrete accettare di mettere ogni cosa in comune e stare ai miei ordini, è chiaro?”.

La recluta aveva un temperamento impulsivo: “Ehi! Un momento!” sbottò levandosi in piedi. “Tu non sei il mio centurione, e noi siamo il gruppo più numeroso, quindi…”

In un momento Calidio aggirò il fuoco e fu di fronte a lui, la mano già sull’impugnatura della spada.

“Quindi?… Di’ pure, e dimmi anche se, così giovane, sei già stanco di vivere.”

Sorpreso da quello scoppio di aggressività, il giovane sostenne il suo sguardo di fuoco solo per pochi secondi, poi si guardò attorno in cerca d’aiuto. Il rasato, scuro in volto, accennò a intervenire in suo aiuto, ma Damazio, che mentre Vinicio parlava, si era alzato a sua volta, lo prevenne: “Calma, Calidio.

E perdona questo ragazzo: non ti conosce ancora. Devi capirlo: è un giovane impetuoso, e poi, quel graffio che ha al braccio lo fa sentire un veterano. Per noi va tutto bene. Sei tu il centurione, no? A te il comando, dunque”. Quindi, si volse verso la recluta: “E tu adesso siediti e sta’ zitto, che è meglio”. Con una riluttanza più ostentata che reale, il soldato obbedì all’esortazione, che era anche un pressante consiglio. Il sannita, scuro in volto, lo fissò ancora per un momento, poi annuì e tornò dall’altra parte del bivacco. Damazio, allora, si rivolse allegramente al cilicio: “Coraggio, Teodoto! renditi utile: spiuma quell’anatra. Fra poco si mangia”.

11.

Come risultò dal racconto che essi ne fecero, le sciagure di Damazio e dei suoi compagni non erano state molto diverse da quelle del gruppo di Calidio. La sopravvivenza di ciascuno di loro al massacro compiutosi nell’acquitrino era dipesa, più che dal loro coraggio o da felici intuizioni ispirate dall’istinto di sopravvivenza, da circostanze eminentemente fortuite. Nessuno dei soldati ammise di aver cercato fin dal principio una via di fuga in quella situazione senza scampo; tutti raccontarono, anzi, di essersi battuti fino allo stremo, ma il centurione si era già fatto la sua opinione, e non riteneva certo di avere a che fare con un manipolo di eroi: a cominciare dallo stesso Damazio, che conosceva per averlo avuto nel suo reparto come un soldato discretamente combattivo, ma furbo e opportunista. Quanto agli altri, non avrebbe scommesso un asse su Carbone, che il suo istinto lo induceva a valutare come un lavativo, più adatto alle risse da taverna che alle battaglie;



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