Il cervello musicale by Daniele Schön

Il cervello musicale by Daniele Schön

autore:Daniele, Schön [Schön, Daniele]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psicologia, Farsi un'idea
ISBN: 9788815339164
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2018-09-14T22:00:00+00:00


Il cervello del musicista

Dopo aver constatato il modo diverso in cui il cervello del musicista elabora gli stimoli linguistici possiamo chiederci che cosa ci sia dietro, ossia che cosa fa sì che il funzionamento del cervello dei musicisti sia diverso. I primi studi si sono interessati a delle possibili differenze di forma, si parla quindi di morfometria, appunto la scienza che si interessa alla misura della forma. L’avvento delle tecniche come la risonanza magnetica permettono di fare tali misure in vivo e quindi di scegliere gli individui che si vogliono studiare secondo i criteri richiesti dall’ipotesi di lavoro – qui confrontare musicisti e non-musicisti.

Uno dei primi studi a interessarsi a questi aspetti fu realizzato nel 1995 da Gottfried Schlaug e collaboratori. Schlaug, neurologo specialista di disturbi afasici e grande amante della musica, decide di misurare il volume corticale appunto con la risonanza magnetica. Si accorge che il volume del corpo calloso è più importante nei musicisti rispetto ai non-musicisti. Il corpo calloso è una struttura interamente costituita da fibre assonali che permette all’emisfero destro di comunicare con l’emisfero sinistro. Nel caso dei musicisti studiati da Schlaug, essenzialmente pianisti, possiamo quindi immaginare che questa modificazione sia alla base della capacità di coordinare le mani sulla tastiera con grande velocità e precisione. Studi successivi hanno mostrato inoltre che la pratica della musica non modifica solo il volume del corpo calloso, ma anche la velocità nel trasferire l’informazione nelle singole fibre assonali. Gli assoni sono infatti ricoperti da uno strato di una materia grassa detta mielina, la cui presenza permette di ridurre la perdita di corrente elettrica e di aumentare la velocità di trasmissione degli impulsi neuronali. Risultati simili sono anche stati trovati nei bambini dopo almeno un anno circa di pratica di uno strumento.

La pratica della musica modifica anche la corteccia motoria primaria che controlla i movimenti. Come la coclea e la corteccia uditiva sono organizzate in modo tonotopico, ossia con le diverse frequenze elaborate in diversi topoi (luoghi), la corteccia sensorimotoria è organizzata in modo somatotopico, ossia con le diverse parti del corpo (soma) rappresentate, punto per punto, in diverse zone della corteccia sensorimotoria. La corteccia sensorimotoria si sviluppa lungo il solco centrale che separa il lobo frontale dal lobo parietale, detto anche scissura di Rolando, dal nome del neuroanatomista torinese che lo descrisse per primo all’inizio dell’Ottocento. Il solco non è tutto dritto e presenta diverse curve. Una di queste curve assomiglia alla lettera greca omega, Ω, ed è utilizzata dai neurochirurghi per definire l’area che rappresenta la mano: la mano destra controllata dall’emisfero sinistro e quella sinistra dall’emisfero destro. Sempre Schlaug, circa dieci anni dopo lo studio sul corpo calloso, si rende conto che il segno omega è particolarmente visibile nei musicisti. Chiede quindi a dei neurochirurghi di classificare una serie di immagini del cervello in funzione della chiarezza del segno omega, senza dire che una parte delle immagini sono cervelli di musicisti. Il gruppo degli individui con il segno più marcato sono quasi tutti musicisti. Questo vuol dire



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