Il dono dell'errore by Anila Trinlé

Il dono dell'errore by Anila Trinlé

autore:Anila Trinlé [Trinlé, Anila]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Edizioni il Punto d'Incontro
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Pratica buddhica e senso di colpa

Uno sguardo al nostro funzionamento

La visione insegnata dal Buddha, benché universale, è diversa dalla nostra cultura. All’inizio, prima di incontrare questo insegnamento, crediamo nella realtà di ciò che percepiamo. Siamo certi che i fenomeni esistano davvero e che noi siamo realmente persone uniche, singolari e autonome, e che lo stesso valga per gli altri.

Il Dharma ci induce a mettere in discussione queste certezze e, a tal fine, ci invita a riflettere sul senso di ciò che ci viene insegnato. Ciò nonostante, non possiamo comprendere una visione nuova se non sulla base del conosciuto, e ci occorre un certo tempo di riflessione per aprirci a poco a poco alla visione buddhica.

In realtà, tutto ciò non rappresenta un problema, non possiamo forzare la mente, una migliore comprensione può essere stabilita solo gradualmente, e tuttavia vorremmo che la nostra preparazione desse rapidamente i suoi frutti! Ovviamente non può essere così. In un primo momento, si tratta di ricevere l’insegnamento di una persona legittimata a trasmetterlo, e poi di prendersi il tempo necessario per integrare il senso di ciò che abbiamo udito attraverso la riflessione, alla luce del nostro vissuto.

In seguito, arriva il momento in cui acquisiamo una certa comprensione intellettuale, ma incontriamo delle difficoltà a metterla in opera. Per esempio, pur essendo consapevoli della collera che insorge, pur sapendo che essa è nociva per noi e per gli altri, ci lasciamo travolgere lo stesso da questo movimento emozionale.

Il fatto di vedere, sapere e di non riuscire a non seguire i movimenti emozionali può generare senso di colpa. È facile constatare come il giudizio formulato sulle nostre mancanze si presenti subito: “Non ci riuscirò mai!”, “Non valgo nulla!”, “Se solo potessi agire altrimenti!”, “Vorrei tanto essere paziente!” e così via.

Lo sguardo che rivolgiamo a noi stessi è spesso duro, intransigente, e genera ancora di più sofferenza e insoddisfazione. Il senso di colpa non fa che rafforzare le nostre afflizioni, privandoci della chiarezza e del discernimento. Esso limita in noi la capacità di assumerci le nostre responsabilità, in quanto cristallizza la rappresentazione che abbiamo di ciò che sarebbe dovuto essere, senza farci accedere a ciò che è stato.

Chiaramente, noi sappiamo che il rilassamento e una visione lucida e benevola sono le chiavi per affrontare in modo più fertile l’incontro con il nostro modo di operare. Tuttavia, rimaniamo fin troppo spesso intrappolati nella rappresentazione di ciò che vorremmo essere, qui, ora, senza riuscire a considerare che l’unica cosa indispensabile per fare chiarezza nella nostra mente è il semplice fatto di accettare di guardare come siamo davvero. Il fatto di vedere semplicemente e lucidamente ci permette di accogliere i nostri malfunzionamenti per ciò che sono: non ostacoli, bensì materiali di trasformazione.

Se siamo semplicemente consapevoli della situazione, di ciò che è, con l’abitudine, spontaneamente, la chiarezza mentale si rivelerà, perché essa è già presente. È inutile attenderla con impazienza sperando di poterla afferrare.9



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