Il duca che non poteva amare by Elena Martignoni Michela Martignoni

Il duca che non poteva amare by Elena Martignoni Michela Martignoni

autore:Elena Martignoni, Michela Martignoni [Martignoni, Michela & Martignoni, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical
ISBN: 9788852065996
Google: iKnMCQAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2015-06-22T22:00:00+00:00


3

ALLA ROGGIA

Bettina saltellava al fianco di Deodata, voltandosi in continuazione per controllare Brace, che le seguiva a distanza. La donna le aveva consigliato di non avvicinarsi a lui, ma la piccola non aveva paura del lupo ed era riuscita ad accarezzargli il pelo del dorso senza che Brace reagisse, anzi le aveva leccato la mano.

Deodata aveva trattenuto il respiro guardandola, poi aveva capito che il lupo e la bambina erano molto simili, si comprendevano e si rispettavano. Ed entrambi, a modo loro, la amavano e la proteggevano anche con il loro silenzio.

Osservò Bettina che seguiva il volo di una farfalla, raccoglieva un fiore, ascoltava incuriosita il canto di un uccello. Voleva bene a quella ragazzina muta e solitaria. Le sarebbe piaciuto avere una figlia come lei. Non le importava la sua menomazione, anzi, era certa che sarebbe riuscita a guarirla. Bettina era un’anima bella. Intorno a lei vedeva un’aura chiara, a volte dorata come quella dei santi dipinti nelle chiese. Era un buon presagio per il suo futuro.

Ora la piccola cercava di chiamare Brace, e nel suo sforzo appariva commovente. Era tutta rossa e sudata. Rise eccitata quando riuscì a emettere un suono, anche se gutturale, che ricordava il nome di Brace.

Deodata applaudì. La compagnia di Bettina la rasserenava.

“Al mondo non ci sono solo uomini spregevoli, ma anche angeli come lei” pensò appoggiando il cesto sulla riva della roggia.

Si misero a lavare, scherzando con l’acqua. Le mani, mentre strofinavano i panni, si facevano rosse e gelate, ma loro non se ne curavano e continuavano a giocherellare sorridenti. Brace, sdraiato sotto un albero, aveva ripreso a sonnecchiare.

Il sole brillava ancora, coperto a tratti da nuvoloni bianchi e spumosi che si spostavano veloci verso est. Deodata stava strizzando un panno, quando all’improvviso un calore intenso le attraversò il corpo.

Una luce argentea le esplose nella testa, la sua vista si annebbiò cancellando tutto ciò che le stava attorno, e lei cadde come un sasso nel fiume.

Lentamente le immagini diventavano nitide.

Non c’era la neve intorno e lei non correva. Era immobile contro la parete di quello che sembrava un pagliaio o un deposito di granaglie, un luogo dove l’intenso odore del fieno si mescolava a quello pungente di stallatico. Sentiva voci e suoni ovattati. Si portò le mani alle orecchie per toglierne lo spesso velo che non le permetteva di comprendere le parole. Il terrore le impediva anche il minimo movimento e si accorse di non respirare, mentre una nausea rivoltante le faceva girare la testa. Pensò che morire fosse così. Tentò di risollevarsi, ci riuscì con uno sforzo incredibile.

E se lo trovò davanti.

L’uomo dell’incubo la fissava con un’espressione di dolore e sorpresa, mentre con le mani cercava di togliersi il forcone conficcato nello stomaco. Dalle ferite uscivano fiotti di sangue, che come rivoli scendevano a imbrattargli le gambe.

“È l’inferno” pensò Deodata. “Sono all’inferno... nulla può essere più terrificante.”

L’uomo continuava a fissarla, con gli occhi le chiedeva aiuto, ma allo stesso tempo sembrava scusarsi. Deodata istintivamente gli tese le mani... Poi all’improvviso fu distratta da qualcuno che chiamava un nome di donna, un nome che però non riusciva a intendere.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.