Il giardino di cemento by Ian McEwan

Il giardino di cemento by Ian McEwan

autore:Ian McEwan [McEwan, Ian]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788806183851
Google: n9XXNwAACAAJ
Amazon: 8806183850
editore: Einaudi
pubblicato: 2004-12-09T23:00:00+00:00


44

L’unica persona in vista era una donna con un cappotto rosso che stava ferma in mezzo a un cavalcavia. Mi chiesi come mai portava un cappotto rosso con quel caldo.

Forse lei si stava chiedendo come mai avevo corso così perché mi sembrò che guardasse verso di me. Era ancora molto lontana, ma aveva qualcosa di familiare.

Poteva essere una professoressa della mia scuola. Camminai verso il cavalcavia perché non volevo tornare già indietro. Camminando, guardavo le vetrine dei negozi alla mia sinistra. Non mi piaceva incontrare i miei professori per strada. Pensai che potevo passare sotto di lei, se era ancora sul cavalcavia, e far finta di non averla vista.

Ma a una cinquantina di metri da lei non resistetti e guardai su. La donna era mia madre e mi guardava fisso. Mi fermai. Si bilanciava da un piede all’altro, ma senza spostarsi. Mi rincamminai verso di lei. Scoprii che avevo difficoltà a muovere le gambe, e il cuore mi batteva così forte che mi sarei sentito male di sicuro. Quando fui quasi sotto il cavalcavia mi fermai di nuovo e guardai in su. Mi sentii attraversare da ondate di sollievo e di agnizione e risi forte.

Non era la mamma, naturalmente, era Julie, con un cappotto che non le avevo mai visto prima.

— Julie! — urlai, — pensavo che tu... — corsi sotto il ponte e su per una rampa di gradini di legno. Quando l’ebbi di fronte mi accorsi che non era neanche Julie.

Aveva un viso sottile e capelli disordinati color nero grigiastro. Non si capiva se era giovane o vecchia. Si cacciò le mani in tasca e oscillò appena.

— Non ho soldi — disse, — perciò non avvicinarti.

Tornando a casa, sentii di nuovo in me un senso di vuoto, e dall’evento della mia giornata evaporò ogni significato. Andai subito in camera mia, e anche se non incontrai né sentii nessuno, sapevo che gli altri erano in casa. Mi spogliai e mi sdraiai sul letto, sotto le lenzuola. Un po’ più tardi, una risata stridula mi svegliò da un sonno profondo. Ero curioso, ma chissà perché sulle prime non mi mossi. Preferivo ascoltare.

Le voci erano di Julie e Sue. Dopo ogni scoppio di risa emettevano un suono incerto fra sospiro e canto che poi si confondeva con parole incomprensibili.

Poi ricominciavano a ridere. Mi sentivo molto irritabile per essere stato svegliato di colpo. Mi sentivo la testa tesa e rimpicciolita, gli oggetti nella stanza sembravano troppo densi, rinserrati nello spazio che occupavano e rigonfi di tensione. I miei vestiti, finché non li raccolsi e me li misi, avrebbero potuto essere d’acciaio. Dopo essermi vestito, restai sulla porta della mia camera in ascolto. Sentivo solo il mormorio di una voce e lo scricchiolio di una sedia. Scesi le scale facendo il meno rumore possibile.

Avevo un gran desiderio di spiare le mie sorelle, di essere con loro ed invisibile. La grande anticamera al pianterreno era completamente buia.

Riuscii ad arrivare fin quasi sulla soglia del soggiorno senza essere visto dall’interno.

Vedevo bene Sue, seduta al tavolo e occupata a tagliare qualcosa con un paio di forbici.



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