Il giubileo: Una storia by Alberto Melloni

Il giubileo: Una storia by Alberto Melloni

autore:Alberto Melloni [Melloni, A.]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Religion, Christian Church, History, Economica Laterza
ISBN: 9788858126851
Google: Pug0DQAAQBAJ
Amazon: B01LZ2WP6X
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2016-06-12T16:00:00+00:00


3. Fra Otto e Novecento

Il XIX secolo conta solo due giubilei ordinari. Nel 1800 infatti non si celebra l’anno santo a causa della sede vacante: solo a giugno, dopo il lungo conclave di Venezia, un nuovo papa, Pio VII, rientra in una Roma spopolata dei prelati che costituiscono la corte pontificia, e in quel clima non apre la porta santa. Con una bolla del 24 maggio con la Ex quo Ecclesiam concede l’indulgenza plenaria sul modello dei giubilei per il 1801. E in seguito, il 9 aprile 1802, Pio VII firma la lettera Sublata tandem, con la quale amministra ai Francesi l’indulgenza giubilare per festeggiare il concordato Bonaparte-Consalvi del 1801 fra la Francia e la Santa Sede.

Il suo successore, Leone XII, collega la celebrazione del giubileo indetto per il 1825 con un programma di lotta contro l’“indifferentismo” e contro la diffusione popolare della Bibbia, che egli considera come atto corruttore delle anime e costitutivamente anticattolico. L’anno santo si svolge in una Roma percorsa a piedi nudi dal papa penitente fra i pellegrini. La città – a dire dei cronisti dell’epoca – appare giustamente una “metropoli paesana”, circondata da una campagna silenziosa, e resa inquieta dai nuovi costumi portati “dai Francesi” e dalla loro rivoluzione, sui quali si riversano accuse di rilassatezza dei costumi. Il poeta Gioacchino Belli descrive bene il clima di quel tempo:

Da quanno ch’è vvienuto Napujjone

uffizioli, rosari e lletanie

le donne l’hanno messo in un cantone

e nun penzeno ppiù cc’à cciaffrerie.

Fiori, occhiali, smanijji, orologgi, anelli,

pennenti, farpalà, ppettini, veli,

fittuccie, e cappelloni com’ombrelli…

Il programma di zelante rinsaldamento disciplinare della città, e della cattolicità, voluto da Leone XII è destinato a non approdare a nulla: come ben sa, e sottolinea, monsignor Vincenzo Tizzani, futuro cronista del concilio Vaticano I e amico del poeta vernacolare su citato. Papa Della Genga vorrebbe l’adesione dei prìncipi cattolici per favorire l’afflusso dei pellegrinaggi, così da simulare, quanto meno, la ritrovata armonia fra i due poteri minacciati dalle idee della rivoluzione e della età napoleonica; in realtà quel consenso non c’è e il papa dovrà imporre il suo volere anche al collegio cardinalizio, assai dubbioso, nonché a un popolino ancor più infastidito dalla pontificia ossessione per il decoro morale. Vietare “vesti attillate e così aderenti alle membra che fanno di sé maliziosissima pompa di lascivia” e infliggere un profluvio di catechesi ed esercizi spirituali, non lasciano gran ricordo di sé (come ci teneva a rilevare il citato Massimo d’Azeglio). La macchina propagandistica del giubileo qualche testa coronata, alla fin fine, la trova; i santi, che non le mancano; ma serve ben altro che sia memorabile.

E per la cultura del tempo appartiene al novero delle cose notevoli qualche spettacolare conversione, specie di Ebrei, il cui battesimo vada ostentato come un trofeo: molto rilevante ad es. è quello di Isacco Felos di Tunisi, battezzato insieme al figlio di sedici anni. Fra queste conversioni da esibizione, si annovera quella del povero Angelo Levi, un ragazzino di 14 anni di Bologna, battezzato anch’egli da una donna di servizio, quando aveva solo



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