Il libro che la mafia non ti farebbe mai leggere by Vincenzo Ceruso

Il libro che la mafia non ti farebbe mai leggere by Vincenzo Ceruso

autore:Vincenzo Ceruso
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-08-30T16:00:00+00:00


L'espansione mafiosa al di fuori della Sicilia. (Fonte: Antimafia. Doc., Questura di Trapani, Rapporti tra mafia e contrabbando. Relazione, 30 agosto 1973).

La forza primaria della mafia è solo questo: l'abisso tra essere e apparenza, un divario che svia ogni sospetto ma che le permette, soprattutto, di venire a contatto, a tutti i livelli, con i gerenti del potere legale. Se esistesse il manuale del perfetto mafioso il primo capitolo dovrebbe essere dedicato alla creazione delle "interrelazioni", la base per l'accrescimento lento, continuo, inesorabile, del prestigio e del potere di un associato. Della sua potenza, soprattutto, cementata sulle collusioni, sugli intrighi, sul favoritismo, sui ricatti. Ecco perché la mafia, al centro e al nord d'Italia, "ha sfondato". Con la sommatoria delle sue esperienze maturate per vari decenni si è imposta - forse, in qualche caso, "assorbendola" - sulla malavita delle altre città, attualmente anch'essa in fase di trasformazione (ivi, p. 34).

Alla fine degli anni Settanta del Novecento stava per nascere la famiglia mafiosa di Milano. Ogni cosca mafiosa prende il nome dal paese o dal quartiere in cui è ubicata. A un certo punto Milano stava per diventare parte di un mandamento mafioso. Probabilmente non nacque perché i capifamiglia non si misero d'accordo in quale mandamento dovesse ricadere, se a Porta Nuova, Santa Maria di Gesù o Bolognetta, piccolo paesino alle porte di Palermo i cui affiliati erano (sono) particolarmente attivi nel capoluogo lombardo; senza dimenticare che in Lombardia aveva posto la sua base operativa il corleo- nese Luciano Liggio. Ma è relativamente importante quale fosse il numero degli uomini d'onore presenti nella capitale economica del paese. Quando un mafioso mette piede in una città, costruisce la sua rete di contatti, inizia a fare affari e tesse la sua tela criminale, ha già in qualche modo consegnato quella città a Cosa nostra. Non importa che gli abitanti ne siano consapevoli o meno, ma i mafiosi hanno iniziato a considerare quel territorio come cosa loro, sottomesso alla loro signoria criminale. Ovviamente, devono verificarsi determinate condizioni perché il network criminale si espanda in tutta la sua efficacia:

In quegli anni, infatti, da un lato Milano si caratterizza come il mercato più importante di morfina base in Italia e uno dei più importanti in Europa, mentre dall'altro nel Nord si sviluppa una domanda interna di eroina sufficiente a sostenere un'offerta consistente da parte dei gruppi di criminalità organizzata. Un altro elemento individuato per spiegare la diffusione della criminalità è l'espansione della sezione finanziaria e speculativa del capitalismo settentrionale (R. Sciarrone, Mafie vecchie mafie nuove, Donzelli, Roma 1998, p. 119).

Vittorio Mangano svolse un ruolo importante in questa vicenda, ponendo le basi per una nuova fase dell'espansione mafiosa nel nord Italia. Fioriva l'industria dei sequestri di persona, tramite cui Cosa nostra riusciva ad accumulare capitali freschi da reinvestire in attività lecite e illecite (lo stesso Vittorio Mangano sarà sospettato di avere voluto rapire il principe Luigi D'Angerio, il 7 dicembre del 1974, al termine di una cena a casa Berlusconi); nello stesso tempo istituiva un rapporto di dipendenza con una parte dei ceti imprenditoriali del settentrione.



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