IL MIGLIO VERDE by STEPHEN KING

IL MIGLIO VERDE by STEPHEN KING

autore:STEPHEN KING [KING, STEPHEN]
Format: epub
pubblicato: 2010-02-26T23:00:00+00:00


3

Percy ci volgeva le spalle, quando, una ventina di minuti più tardi, io e

Brutal entrammo nel magazzino. Aveva trovato un barattolo di lucido per

mobili su una mensola sopra la cesta dove riponevamo le nostre divise

sporche (e a volte anche i nostri abiti civili; alla lavanderia della prigione si

accettava di tutto), e stava lucidando le gambe e i braccioli di legno della

sedia elettrica. A voi sembrerà forse una bizzarria, magari anche un po'

macabra, ma per me e Brutal era la cosa più normale che Percy avesse fatto in tutta la serata. L'indomani davanti a Old Sparky ci sarebbe stato il suo

pubblico e Percy avrebbe almeno dato l'impressione di essere in comando.

«Percy», lo chiamai a bassa voce.

Si voltò e ci guardò, mentre gli moriva sotto il palato il motivetto che

stava canticchiando. Non vidi la paura che mi ero aspettato, non subito in

ogni caso. Mi resi conto invece che sembrava invecchiato e pensai anche

che John Coffey aveva ragione, si vedeva che era cattivo. La cattiveria è

come una droga che dà assuefazione e non c'è sulla faccia della terra persona più qualificata di me per sostenerlo. Pensai in quel momento che, dopo un periodo di sperimentazione, Percy ne avesse acquisita la dipendenza.

Provava gusto in quel che aveva fatto al topo di Delacroix. Più gusto ancora aveva tratto dalle grida disperate del francese.

«Non rompetemi le palle», ci ammonì in un tono di voce che era quasi

bonario. «Dico, ragazzi, era solo un topo. Sapete meglio di me che in questo posto non ci poteva e non ci doveva stare.»

«Il topo sta bene», lo informai. Il cuore mi batteva forte nel petto ma riuscii a parlare in un tono pacato, quasi disinteressato. «Benissimo. Corre,

squittisce e va di nuovo a prendere il rocchetto. Ad ammazzare topi sei

bravo quanto in tutte le altre cose che fai qui.»

Lui mi fissava attonito. «E ti aspetti che ti creda? L'ho schiacciata, quella

bestiaccia. Si è sentito il rumore! Che cosa vieni a raccontarmi...»

«Chiudi il becco.»

Sgranò gli occhi. « Cosa? Cosa mi hai detto?»

Avanzai di un passo. Sentivo una vena che mi pulsava al centro della

fronte. Non ricordavo l'ultima volta che ero stato così furioso. «Non sei

contento che il signor Jingles stia bene? Dopo tutto il parlare che si è fatto

di come il nostro compito è di mantenere i prigionieri calmi, specialmente

quando si avvicina il loro momento, pensavo che saresti stato contento.

Sollevato. Visto che domani Del deve farsi la sua passeggiata e tutto il resto.»

Percy spostò gli occhi da me a Brutal e la sua studiata calma si dissolse

in incertezza. «A che razza di gioco credete di giocare, voialtri?» sbottò.

«Nessun gioco, amico mio», gli rispose Brutal. «Tu pensi che... be', questo è proprio uno dei motivi per cui dite non ci si può fidare. Vuoi sapere

la vera verità? Io credo che tu sia un caso umano dei più tristi.»

«Attento a te», lo minacciò Percy. Era comparsa una nota ruvida nella

sua voce. Tornava a fare capolino la paura in quel momento, paura di quello che potevamo avere in mente per lui, paura che complottassimo qualcosa ai suoi danni.



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