Il sesto comandamento by Anna Vera Sullam

autore:Anna Vera Sullam [Sullam, Anna Vera]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Società Editrice Milanese
pubblicato: 2021-02-20T23:00:00+00:00

Russo

Immerso nei suoi pensieri, Giuseppe Russo camminava verso la questura senza guardarsi intorno. Il giorno prima, 8 dicembre, c’era stata la festa della Immacolata Concezione che era stata celebrata in pompa magna. Dato il declinare del turismo e delle attività di rilievo internazionale come la Biennale, ridotta a manifestazione autarchica, le autorità cittadine cercavano di dare grande rilievo alle feste locali religiose, per offrire alla popolazione una parvenza di normalità. Così, in settembre, la Regata era stata decantata dai giornali come “la più sfarzosa dell’ultimo decennio”, pur essendo in tutto uguale a quella dell’anno precedente e il pubblico molto diminuito. In novembre la festa della Salute era stata celebrata con una affollata processione, alla quale avevano partecipato tutte le autorità civili e religiose, dal patriarca al prefetto, dal podestà al questore, al comandante dei carabinieri, al segretario federale del Partito fascista, oltre ai grandi industriali come Volpi e Cini e a un manipolo di nobili dame. Un baluginio di bandiere, di gagliardetti e di ceri che avrebbe dovuto sollevare gli spiriti e metteva invece malinconia.

Nella cerimonia del giorno precedente vi erano stati una minore ostentazione e un sentimento più profondo: alla solenne messa nella basilica di San Marco avevano partecipato centinaia di veneziani che avevano pregato con fede sincera chiedendo alla Madonna di far terminare la guerra al più presto e di riportare a casa sani e salvi i figli e i mariti soldati.

Russo, seminascosto tra la gente, nelle ultime file, aveva letto negli occhi dei suoi vicini un disperato bisogno di aiuto e si era commosso per il loro turbamento, anche se non aveva nessuna persona cara al fronte. Per qualche minuto almeno gli era parso di riuscire ad afferrare quella fede sfuggente che gli aspetti più sconfortanti del suo lavoro avevano spesso oscurato e che vedeva palpitare nelle lacrime del popolo sgomento.

La mattina successiva, però, le sensazioni provate durante la messa si erano eclissate anche perché il maresciallo stava meditando sul colloquio della sera precedente con il brigadiere La Rosa che aveva trovato ad attenderlo nella sua camera a Castello. Il collega, dopo averlo salutato e aver scherzato sulla padrona di casa che sembrava un Cerbero in gonnella, gli si era rivolto con tono cospiratorio.

«Sono venuto qui perché ho bisogno di scambiare due parole con voi.»

«Come mai non avete aspettato di incontrarmi domani in questura?» aveva chiesto Russo perplesso.

«Lì è difficile parlare. L’ufficio lo condivido con altri come ben sapete, e poi anche i muri hanno orecchie.»

Il brigadiere si guardò intorno, come se stesse verificando che anche nella stanza da letto di Russo non ci fosse qualcuno nascosto che potesse intercettare la loro conversazione. Poi continuò: «Si può sapere a che gioco state giocando?».

«Gioco? Cosa state dicendo?»

«Non fate il finto tonto. State indagando su quanto accaduto a Sergio Bertolato, a un mese e mezzo dalla morte: perché? Chi ve lo ha chiesto?»

Russo sentì il sudore coprirgli la fronte e una mano stringergli lo stomaco.

«Non sto compiendo nessuna indagine. Non so cosa abbiate sentito ma mi sono trovato a chiacchierare con alcuni amici del muratore che mi hanno raccontato alcuni dettagli sulla sua morte.

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