Il templare nero by Roberto Genovesi

Il templare nero by Roberto Genovesi

autore:Roberto Genovesi
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9788854152748
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-03-19T23:00:00+00:00


Foggia, Regno di Sicilia

Anno Domini 1227

Isaac giocherellava al buio con un lembo della croce della sua veste. Era rannicchiato in un angolo della cella e non aveva aperto bocca da quando le guardie avevano richiuso il chiavistello alle loro spalle. Sulle mani e sul volto i segni dell’ultima, inutile fuga. Poco lontano il respiro regolare di Uday che si era sistemato sotto alla grata attraverso la quale fissava un argenteo spicchio di luna. Ogni tanto dialogava con il suo gatto bianco che cercava senza successo di intrufolarsi attraverso la trama troppo stretta del ferro.

«Allora? Che hai intenzione di fare?», fece a un tratto da sotto al cappuccio. «Vuoi aspettare che ci vengano a prendere per tagliarci la testa?».

Il cavaliere gli rispose con un’alzata di spalle. «Voglio prima vederlo».

«Non credo che la cosa gli interessi molto, amico mio. Io», disse Uday alzandosi con una certa indolenza, «me ne vado prima che sia troppo tardi».

«Mi deve ascoltare».

«Ti dico che dobbiamo andarcene».

«Sarei proprio curioso di capire come», gli fece eco una voce nascosta nel buio del corridoio delle segrete. La figura avanzò lentamente per ritrovarsi finalmente sotto al sottile spicchio di luce che passava attraverso le sbarre.

Uday riconobbe il comandante delle guardie saracene dell’imperatore. «Non abbiamo fatto nulla di male. Il mio amico voleva solo parlare con l’imperatore».

«Ma certo. In effetti», ribatté il saraceno stringendo le grate con una mano, «si tratta di una intenzione assai comune di questi tempi». Fece un cenno con il capo e un secondino apparve dal nulla con in mano un mazzo di chiavi tintinnanti. Aprì la serratura della cella e si fece da parte per permettere al saraceno di entrare. Poi richiuse la serratura e si fermò a guardare la scena con le braccia conserte, pronto a scattare al primo accenno.

Isaac sollevò la testa e si accorse che l’uomo era entrato nella cella disarmato. Poi tornò a guardarsi la punta degli stivali.

Il saraceno ignorò Uday e si avvicinò al cavaliere. «Isaac il Nero. In Terrasanta sei una leggenda vivente. Ammesso che tu sia davvero chi dici di essere».

Isaac non rispose.

«Te lo domanderò con le buone per l’ultima volta. Chi ti ha incaricato di assassinare l’imperatore?».

Isaac tacque.

Il saraceno gli sferrò un calcio sotto al mento. Improvviso. Da far schioccare le ossa del collo. Isaac si ritrovò con le spalle contro il muro di pietra. Il sangue che gli usciva dalla bocca.

Uday provò a reagire ma il saraceno lo fermò con un perentorio gesto della mano: «Tu resta al tuo posto. Ne ho anche per te ma più tardi». Poi si avvicinò al cavaliere e si chinò per guardarlo in faccia. «Vediamo se ti si è sciolta la lingua o te l’ho ricacciata in gola con quel calcio».

Isaac sputò un grumo di sangue. «Che ne avete fatto del mio cavallo?»

«Stai grondando sangue da tutti i buchi e pensi al tuo cavallo?»

«Io…», tossì il cavaliere, «…non voglio uccidere nessuno. Io… devo vedere Federico».

Il saraceno lasciò la presa e sospirò. Aspettò che il suo interlocutore riprendesse a respirare regolarmente. «Ricominciamo da capo.



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