Il vizio della memoria by Gherado Colombo

Il vizio della memoria by Gherado Colombo

autore:Gherado Colombo [Colombo, Gherado]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ebook gratuiti - vietata la vendita
pubblicato: 2013-11-13T16:00:00+00:00


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Le stesse vicende del procedimento sulla P2 avrebbe subito un'altra inchiesta, iniziata subito dopo la conclusione delle indagini sull'omicidio Ambrosoli e gli altri fatti che coinvolgevano Michele Sindona.

Un'altra sezione della Corte di cassazione, presieduta da un presidente diverso, Corrado Carnevale, famoso per altro, aveva deciso di attribuirne la competenza all'ufficio istruzione di Roma proprio al momento in cui sembrava se ne potessero trarre le conclusioni, si potessero collegare le sparse ramificazioni, si potesse confrontare, aggiungere, togliere, cucire per definire le posizioni consolidate e approfondire ulteriormente le altre. Questa volta il conflitto era sorto a seguito della contestazione, da parte della procura di Roma, di un reato di falso che, a indagini concluse, sarebbe stato considerato inesistente da parte del tribunale della stessa città.

Lo sviluppo del procedimento penale era stato rapidissimo, grazie alle grandi capacità investigative dell'allora capitano Luigi Magistro, della Guardia di finanza, con il quale, anni dopo, si sarebbero consolidati rapporti d'amicizia.

Ancora in qualità di giudice istruttore, avevo ricevuto il fascicolo qualche tempo prima, con una richiesta di archiviazione della procura della repubblica. Le indagini sull'omicidio Ambrosoli assorbivano allora tutto il mio tempo, e non avevo potuto far altro che esaminare sommariamente il nuovo caso, ritenere non accoglibile la richiesta, di conseguenza respingerla, e ripromettermi di svolgere i primi accertamenti non appena fossi stato più libero. Il 17 luglio 1984 venne depositata la sentenza ordinanza che concludeva le indagini su Michele Sindona e dopo qualche giorno predisposi con il capitano la scaletta delle prime cose da fare.

Il tutto nasceva da una denuncia, anonima ma estremamente circostanziata, secondo la quale due società del gruppo IRI, uno dei tre grandi imprenditori pubblici italiani, avrebbero prodotto elevatissimi fondi non contabilizzati, disponibilità sottratte ai rispettivi patrimoni, con un sistema estremamente semplice. Dovendo ricevere somme assai cospicue per prestazioni effettuate a favore di un'altra società dello stesso gruppo, i dirigenti delle due società in questione avrebbero fatto transitare il denaro su conti estranei alle stesse, ve li avrebbero fatti sostare - delle settimane o dei mesi a seconda delle possibilità del momento, dell'entità della cifra, di altre variabili accidentali - e avrebbero distratto gli interessi maturati giorno per giorno prima che i capitali venissero nuovamente trasferiti, come dovuto, ai conti correnti delle società che li dovevano ricevere.

Il sistema non risultava nelle contabilità né della società pagante né di quelle riceventi, e non risultava dalla documentazione bancaria; ovviamente, perché in caso contrario il marchingegno sarebbe stato subito scoperto. Nella denuncia erano precisati numeri di conti correnti utilizzati per le operazioni e una serie non indifferente di dettagli, il che consentiva di svolgere, con semplicità e in modo assolutamente mirato, le indagini necessarie a verificare la veridicità dei fatti. Singolarmente la procura, che allora non era diretta da Francesco Saverio Borrelli ma dal suo predecessore quel Mauro Gresti che già aveva suggerito di restituire a Gelli le carte della P2 - invece di verificare le movimentazioni bancarie, si accontentò delle indagini effettuate dalla Guardia di finanza sulla documentazione ufficiale delle due società, dalle quali non sarebbe potuto risultare nulla, e nulla, in effetti, risultò.



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