Calico Joe by JOHN GRISHAM

Calico Joe by JOHN GRISHAM

autore:JOHN GRISHAM [Grisham, John]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Thrillers
ISBN: 9788852027185
Google: 01m81f4NbLIC
editore: Mondadori
pubblicato: 2012-06-21T22:00:00+00:00


14

Il poliziotto se n'era andato da parecchio tempo e la mamma e io guardavamo film western in soggiorno. Le porte erano sbarrate, le tende tirate, le luci di casa erano tutte accese e l'agente ci aveva promesso che un'auto della polizia avrebbe pattugliato la nostra strada, ma noi avevamo paura lo stesso. Forse avremmo dovuto liquidare la telefonata come lo scherzo di un infuriato tifoso dei Cubs che aveva trovato il nostro numero sull'elenco del telefono, ma la situazione ci sembrava molto più seria. Non avevamo mai ricevuto minacce del genere e, considerati il trauma e le emozioni della serata, non riuscivamo a scrollarci tutto di dosso e andarcene a dormire.

Durante un'interruzione pubblicitaria, la mamma mi chiese: «Come facevi a sapere che tuo padre stava per centrare Joe Castle?». Era seduta a un'estremità del divano, io all'altra. Entrambi eravamo ancora vestiti.

«Perché è così che lui gioca a baseball» risposi.

«Perché permettono le bean ball?» «Non lo so. Non ho mai sentito una buona ragione.» «Che sport stupido.» Non mi andava di discutere. Tra l'altro avevamo anche paura che Warren potesse rientrare ubriaco e ci creasse altri guai. Era uscito dal campo espulso e con il naso sanguinante, ma nella rissa non aveva riportato ferite gravi. Comunque, se non fosse tornato a casa entro le tre, non sarebbe tornato affatto. Probabilmente era in un bar a esibire i lividi, a vantarsi delle sue doti di artista della bean ball e, senza il minimo dubbio, a prendersi il merito della vittoria dei Mets.

Mi appisolai, ma alle sei mia madre mi scosse con gentilezza e mi disse: «C'è il notiziario». Channel 4, che trasmetteva da Manhattan e cominciava la giornata alle sei di mattina con le notizie, le previsioni del tempo e lo sport, non perse tempo per arrivare alla storia che mi interessava. «Serata di violenza allo Shea» esordì il giornalista mentre scorreva il filmato. Grazie a una telecamera piazzata accanto al dugout dei Mets, le immagini mostrarono chiaramente la bean ball e Joe che crollava a terra. Poi di nuovo lo stesso filmato al rallentatore, e poi un'altra volta ancora mentre il giornalista descriveva la scena in dettaglio. Aggiunse che Joe era ricoverato in gravi condizioni al Mount Sinai Hospital di Manhattan.

Almeno era vivo.

Seguirono le immagini della rissa che, com'era accaduto in tempo reale, sembrò non finire mai. Ero stato testimone oculare e avevo già visto abbastanza. L'intero episodio mi dava la nausea, mi deprimeva e, come mi resi conto in seguito, mi avrebbe fatto detestare il baseball.

Con il sole ormai alto, andai a recuperare il "New York Times" in fondo al vialetto d'accesso di casa. Guardai a destra e a sinistra lungo la strada per assicurarmi che fosse tutto tranquillo, ma in quel momento non mi rendevo conto che avrei continuato a guardarmi dietro le spalle per molti mesi ancora.

Mia madre sorseggiò il suo caffè sfogliando le pagine della cronaca. Io naturalmente lessi ogni parola sulla partita e su tutti i temi collegati. Nella prima pagina dello sport c'erano due grandi foto.



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