Incorreggibili by Paola Moretti

Incorreggibili by Paola Moretti

autore:Paola Moretti [Moretti, Paola]
La lingua: ita
Format: epub
editore: 66THAND2ND
pubblicato: 2024-06-28T00:00:00+00:00


FLEUR JAEGGY, SENZA LINGUA

In tutte le foto che si trovano in giro di lei, anche in quella sulla quarta di copertina dell’ Angelo custode dove l’abbigliamento non è il solito, atemporale e austero, di camicie accollate e blazer, ma risponde alla moda bohémienne degli anni Settanta, Fleur Jaeggy indossa un anello chevalier. Sono convinta che sia un cimelio di famiglia. Un dono, o forse più un’eredità. Si incastrerebbe bene tra i temi e gli elementi narrativi che dissemina in tutti i suoi scritti. Dev’essere lo stesso anello che aveva visto al mignolo della madre, quando ancora era in vita, o prima che se ne andasse in Brasile o quando ancora non si era rifatta una famiglia con un altro uomo, a seconda di quale versione scegliamo tra le tante alternative che ricorrono nei suoi libri. O magari lo vedeva sempre all’anulare del padre, le poche volte che si incontravano quando lei tornava dal collegio, o lui l’andava a visitare, magari gliel’ha regalato durante quel viaggio in nave, sulla Proleterka, quando era adolescente. No, con la scusa di baciarlo sulla fronte gliel’ha sfilato sotto gli occhi orripilanti dell’esecutrice testamentaria lasciandogli in cambio un chiodo, un attimo prima che venisse cremato. Oppure era quel gioiello tanto bramato che indossava la sua «avola», a cui veniva affidata da piccola e a cui somigliava come a nessun altro. Le avrà chiesto di giocarci, se poteva provarlo, e l’anziana signora che non sopportava più la sua compagnia deve averle detto di no. La piccola Fleur, piccata e selvatica, le avrà risposto con la crudeltà tipica dei bambini dicendo che tanto un giorno, quando fosse morta, quell’anello sarebbe diventato suo. E la profezia dev’essersi avverata.

Ho una vaga fissazione per gli anelli. Ne posseggo svariati, nessuno di grande valore se non sentimentale. Non sono regali di altri, fatta eccezione per un paio, né cimeli di famiglia. Ce n’è uno che indossa mia madre – si potrebbe chiamare chevalier perché lo porta sul mignolo – che le chiedo di farmi provare quasi ogni volta che ci vediamo. Quando ci mettiamo a chiacchierare al tavolo della cucina, spesso la sera, con una tisana calda d’inverno o un bicchierone d’acqua in estate, se la conversazione langue e mi cade l’occhio sulle sue dita avvolte intorno alla tazza, allora apro il palmo della mano e la tendo verso di lei che sa cosa le chiedo. L’ha fatto realizzare appositamente, ha un brillante piuttosto grosso e tondo regalo della sua bisnonna montato in cima a una banda d’oro giallo con un disegno geometrico di due triangoli in oro bianco che si uniscono sotto alla pietra. È un po’ bombato e il cerchio dell’anello è spesso in alto per poi sfinarsi nella parte che rimane nascosta. È un oggetto che ho visto talmente tanto spesso che non so più stabilire se mi piaccia perché mi piace o perché mi è così familiare. Mio padre ha sempre regalato anelli a mia madre che scherzando se ne lamentava dicendo di avere solo cinque dita su cui metterli.



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