Sogni Antichi E Moderni by Pietro Citati

Sogni Antichi E Moderni by Pietro Citati

autore:Pietro Citati [Citati, Pietro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura, Critica E Teoria Della Letteratura
ISBN: 9788852076428
editore: MONDADORI
pubblicato: 2012-06-18T00:00:00+00:00


CAPITOLO 7. LETTERE DALL'EUROPA.

Verso la fine del novembre 1843, Gaetano e Clementina tornarono ad Algeri. Insieme alla corrispondenza d'affari per Gaetano, le navi portavano a Clementina lettere dall'Europa. Quelle con la madre, certo le più fitte, si sono perdute: uno immagina facilmente con che calore la giovane donna raccontasse i primi mesi di matrimonio, la vita in colonia, le avventure nel Sahara; e con quale ironia la madre riferisse i pettegolezzi di Montauban. Il padre, Jacopo, che per un anno era stato custodito a Genova da Clementina, scriveva volentieri. Pochi giorni dopo il matrimonio della figlia, espose i suoi Progetti Micawberiani. Anche lui voleva emigrare ad Algeri. Nella nuova colonia, che non conosceva ancora l'incanto della cultura europea e certo attendeva lui perché la irradiasse, poteva fare moltissime cose.

Insegnare all'Università letteratura dell'Europa meridionale, o agricoltura, o economia sociale, o magnetismo, o tutte le cose insieme: oppure prendere la Direzione di un giornale di grande cultura. Una parte della sua opera era in francese. «Ho scritto in francese un lavoro di importanza sulle Paludi nei paesi meridionali, un opuscolo intorno alla Fabbricazione dei Vini di Qualità nei paesi caldi.» Poteva stamparli in Algeria e far soldi. Ma se l'Università non c'era, o l'Università lo rifiutava, come aveva fatto l'Università del vecchio mondo, che importava? L'alleanza tra il suo genio agronomico e il genio economico di Gaetano avrebbe prodotto frutti miracolosi. «Conoscete voi le delicatissime Nespole del Giappone? In Algeri, in luogo fresco relativamente e ombroso, riuscirebbe il Nespolus Japonica a meraviglia…» Potevano piantare nespoli (stavano lì, nel giardino della Marchesa); e i limoni e gli aranci, «assai bene educati», di Nervi: oppure prosciugare paludi e piantare foreste. Gaetano fu freddo.

Gli fece rispondere dalla moglie: «Non so se vi siano qui Nespole del Giappone.» Al principio del 1843, il pupillo di Jacopo, il giovane marchese Pallavicino, era morto improvvisamente di scarlattina. La marchesa, che aveva un credito di duemila franchi con Jacopo, aveva deciso di licenziarlo. «Non dubiti - scriveva a Clementina - che io non dimenticherò mai le di Lui buone intenzioni a mio vantaggio e a vantaggio di quel caro figlio, ma comprenderete benissimo che la di Lui presenza non mi divaga e io ho bisogno di sollievo.» Jacopo era ridotto in miseria. Aveva rinunciato al suo assegno annuale in favore di Giuseppina e dei figli, e ora voleva riaverlo. «Questo embargo sul mio - scriveva a Clementina - non so se sia più vergognoso per chi lo impone o per chi lo tollera. Questo stato di cose non può durare così.

Mi spoglio di tutto e poi si osa rammentarmi il dovere di stabilire i figlioli.» Nulla meglio che le sue lettere in questi anni dipingono la miseria di un letterato italiano attorno alla metà del secolo: le povere camere d'albergo, le oscure stanze d'affitto, i vagabondaggi di provincia in provincia, i guadagni irregolari, le conferenze incerte, le penose trattative con i giornali letterari e gli editori. Jacopo riprese a fantasticare. Aveva tradotto le tragedie di Seneca - ma i librai volevano pagarlo «in libri e in Speranze.



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