Al di là del tempo e dello spazio by Clark Ashton Smith

Al di là del tempo e dello spazio by Clark Ashton Smith

autore:Clark Ashton Smith [Smith, Clark Ashton]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Gotico
editore: MEB
pubblicato: 1979-06-14T16:00:00+00:00


XI

IL TESTAMENTO DI ATHAMMAUS

È giunta per me la necessità, anche se non so reggere la penna ed usare il calamaio e l’unico arnese a me consono è la lunga, tagliente scure, di raccontare l’incredibile e doloroso avvenimento che provocò l’abbandono di Commoriom, da parte del suo Re e della sua popolazione. Questo però lo posso fare, avendo preso viva parte all’accaduto e avendo lasciato la città, solo quando, anche l’ultimo cittadino l’aveva abbandonata.

Dunque, Commoriom, come tutti ben sanno, era la turrita capitale risplendente di marmi e di graniti di tutta l’Hyperborea. Riguardo al suo abbandono, oggi, si narrano tali fantastici racconti e tali favolosi leggende che io, ormai vecchio negli anni, e tre volte vecchio nell’onore; io, che ho dedicato non meno di undici lustri al servizio pubblico, mi sento obbligato a raccontare la verità, prima che svanisca completamente dalla lingua e dalla memoria dell’uomo. E questo farò, anche se raccontando il vero, dovrò includere la confessione della mia propria sconfitta, del mio fallimento nell’aver mal servito la giustizia.

Per quelli che leggeranno questo racconto, negli anni futuri, e forse anche in terre future, è necessario che mi presenti. Io sono Athammaus, capo-carnefice di Uzuldaroum, che tempo addietro aveva lo stesso incarico in Commoriom. Mio padre, Manghai Thal, fu boia prima di me e gli antenati di mio padre, sino alle mitiche generazioni dei Re primordiali, hanno brandito la grande spada in rame della giustizia sul ceppo in legno-eighon.

Perdonate un vecchio se vaga, come è abitudine delle persone anziane, fra i ricordi giovanili che hanno ammassato in se stessi la porpora regale di orizzonti lontani e la strana gloria che illumina cose irrecuperabili. Ecco! Io mi sento tornar giovane ricordando Commoriom, questa città resa grigia dagli anni trascorsi, le sue mura che apparivano enormi sulla giungla e la moltitudine delle sue torri alabastrine che sembravano toccare il cielo. Commoriom era la superba, la prima, la somma, la opulente fra tutte le città. Commoriom, alla quale giungevano tributi da tutte le sponde dell’Atlantico e dall’Oceano che bagna l’immenso continente di Mu. A lei venivano i commercianti dall’estrema Thulan, situata nel nord fra ghiacci sconosciuti, o dai regni meridionali di Tscho Vulpanomi che terminano in laghi di ribollente asfalto. Ah! com’era fiera e magnifica Commoriom! Le sue case più modeste erano migliori dei palazzi delle altre città. E non fu, come dicono oggi, a causa di quella sciocca profezia lanciata dalla bianca Sibilla dall’isola delle nevi chiamata Polarion, che il suo splendore e la sua vastità furono invase dalle liane contorte della Jungla e dai viscidi serpenti. No! fu per una cosa ben più atroce di questa; un tangibile orrore contro il quale le leggi dei re, la fede dei gerofanti e le forze delle armi si dimostrarono completamente impotenti. Ah! non si sottomise facilmente, né facilmente i suoi difensori si arresero. E se altri hanno dimenticato o se giudicano l’accaduto solo come una fantastica favola, io non cesserò mai di piangere Commoriom.

Il mio vigore, ora, si è indebolito penosamente, il tempo mi



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