Infernalia by Clive Barker

Infernalia by Clive Barker

autore:Clive Barker [Barker, Clive]
Format: epub
pubblicato: 1984-12-10T22:00:00+00:00


I corridoi erano deserti.

Era l'ora della televisione, l'ora dell'adorazione serale della scatola. Dovevano essere tutti con gli occhi incollati allo schermo in bianco e nero che dominava la Sala di Ricreazione, a ingurgitare la loro dose giornaliera di polizieschi, quiz e reportage di guerra con la bocca aperta e il cervello chiuso. Sulle schiere compatte degli spettatori scendeva un silenzio ipnotico che durava fino alla prima promessa di violenza o al primo accenno di sesso. Allora la sala risuonava di fischi, volgarità e grida di incoraggiamento solo per piombare nel silenzio durante il dialogo, in attesa del prossimo sparo, della prossima tetta. Redman sentiva appunto rumore di sparatorie e musica provenire in quel momento dal fondo del corridoio.

La segreteria era aperta, ma la segretaria non c'era. Probabilmente se n'era andata a casa. L'orologio indicava le otto e diciannove. Redman corresse l'ora del suo.

All'altro capo del telefono avevano riattaccato. Chiunque lo avesse chiamato si era stancato di aspettare e non aveva lasciato messaggi. Per quanto risollevato dalla constatazione che non era tanto urgente da meritare una lunga attesa, si sentiva ora deluso per non aver potuto parlare con il mondo esterno. Come Crusoe che vedeva una vela passare senza fermarsi al largo della sua isola.

Ridicolo: lui non era in prigione. Sarebbe potuto uscire da lì in qualunque momento lo avesse desiderato. Quella sera stessa anche, e addio Robinson Crusoe.

Stava per lasciare la lettera di Lacey sulla scrivania, ma ci ripensò. Aveva promesso di proteggere gli interessi del ragazzo e così avrebbe fatto. Se necessario avrebbe imbucato la lettera lui stesso.

Senza pensare a niente in particolare, si avviò nuovamente verso il laboratorio. Vaghi barlumi di disagio gli vagavano nell'animo, piccoli inceppamenti nel funzionamento del suo organismo. Sospiri gli si annidavano in gola, cipigli gli formicolavano nella pelle della fronte. Dannato postaccio, esclamò a voce alta, non intendendo i muri e i corridoi, ma la trappola che rappresentavano. Aveva la sensazione che lì sarebbe potuto morire con tutte le sue buone intenzioni ben ordinate accanto come corone di fiori intorno a una salma e nessuno lo avrebbe saputo, a nessuno sarebbe importato, nessuno lo avrebbe compianto. In quel posto gli ideali erano debolezze, compassione, un'indulgenza. Tutto si traduceva in disagio, disagio e...

Silenzio.

Ecco cosa non andava. In fondo a quel corridoio la televisione lanciava spari e grida nel silenzio assoluto. Niente schiamazzi, niente battute sagaci.

Redman tornò velocemente sui suoi passi, attraversò l'atrio e scese per il corridoio che portava alla Sala di Ricreazione. In quell'ala dell'edificio era permesso fumare e l'ambiente puzzava di fumo di sigarette. Nella sala continuava a svilupparsi indisturbata la cornice audio di una scena di violenza. Una donna strillò un nome. Una voce di uomo rispose e fu subito soffocata da una scarica di armi da fuoco. Rimasero sospese nell'aria parole senza nessi logici.

Raggiunse la sala e aprì la porta.

Gli parlò il televisore. "Giù!"

"Ha una pistola!"

Un altro sparo.

La donna, una bionda pettoruta, fu raggiunta dal proiettile al cuore e morì sul marciapiede accanto all'uomo che amava.

La tragedia si consumò senza testimoni.



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