Io Claudio by Robert Graves

Io Claudio by Robert Graves

autore:Robert Graves [Graves, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-7818-359-8
pubblicato: 1997-12-31T16:00:00+00:00


17BXVIII

Un pomeriggio d'estate a Capua stavo seduto su una panca di pietra nel cortile delle scuderie, riflettendo a non so qual problema di storia etrusca mentre buttavo oziosamente i dadi sul tavolino rustico di fronte a me or con la destra or con la sinistra avversarie nel gioco. Un individuo vestito di stracci mi si avvicinò domandandomi s'io fossi Tiberio Claudio Druso Nerone Germanico: lo avevano diretto qui da Roma, disse. «Ho un messaggio per te. Non so se merita d'esser ripetuto, ma poiché sono un veterano vagabondo, - ho servito sotto tuo padre, - per me qualunque strada è buona: così sono venuto».

«Chi t'ha dato il messaggio?».

«Un tale, che ho trovato nei boschi, lungo la marina. Un tipo strano. Vestito come uno schiavo, ma parlava come un Cesare. Un pezzo d'uomo, ma pareva mezzo morto di fame».

«T'ha detto come si chiamava?».

«No. Ha detto che dal messaggio avresti indovinato chi era, e che ne saresti rimasto sorpreso. M'ha fatto ripetere il messaggio due volte per accertarsi che l'avevo capito bene. M'ha detto di dirti che continua a pescare, ma che non si vive di solo pesce, e che dovevi avvertire tuo fratello, e che il latte non gli era mai pervenuto, e che voleva qualche libro da leggere, di almeno sette pagine, e che non devi far nulla finché non riceverai altre notizie. Hai capito niente? Era un pazzo?».

Io non potevo credere ai miei orecchi. Postumo! ma era morto. «Com'era? occhi celesti? forte mandibola? E parlando piega la testa da un lato?».

«Proprio; proprio».

Feci portare da bere, e mescendo la mano mi trema va. Gli feci segno d'aspettare, rientrai in casa, e misi il un involto due tuniche, qualche sottoveste, un paio di sandali, un rasoio e un pezzo di sapone. Poi presi il primo volume che mi capitò sotto mano, - era una raccolta dei più recenti discorsi di Tiberio, - e sulla settima pagina scrissi col latte: «Che sorpresa! Scrivo subito a G. Ma guardati! Mandami a chiedere qualunque cosa ti abbisogni. Unisco venti pezzi d'oro, tutto quello che ho al presente. Dove possiamo vederci? T'abbraccio».

Poi consegnai all'uomo il libro, l'involto, e una borsa, avvertendolo che quest'ultima conteneva trenta pezzi d'o ro; venti doveva darli a chi l'aveva mandato, e dieci eran per lui; se tornava con un altro messaggio, gliene avrei dati altri dieci; ma acqua in bocca!

«Non dubitare», rispose; «non ti tradirò: però nessuno m'impedirebbe di scomparire con l'involto e tutto il denaro».

Io dissi: «Se fossi disonesto, non avresti fatto questa osservazione. To' un altro bicchiere, e vattene».

Per farla breve: se ne andò, e pochi giorni dopo tornò con un altro messaggio verbale da parte di Postumo, che mi ringraziava dei doni e mi pregava di non far ricerca di lui, che ora si chiamava Pantere, e che la madre del coccodrillo sapeva il suo recapito, e dovevo mandare a lei la risposta di Germanico. Io diedi al vagabondo i dieci pezzi d'oro promessi, e ne aggiunsi altri dieci per premiarlo della sua onestà. Capii subito a chi alludeva Postumo nominando la madre del coccodrillo.



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