#iostoconloro by Loredana Frescura & Marco Tomatis

#iostoconloro by Loredana Frescura & Marco Tomatis

autore:Loredana Frescura & Marco Tomatis [Frescura, Loredana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788865089453
Google: __xQDwAAQBAJ
editore: Leggereditore
pubblicato: 2018-03-14T09:02:52+00:00


13

Carla

Ormai si avvicinava anche Natale. Un’altra maledizione. Scuola chiusa per quindici giorni. Aria di festa. Nel quartiere Tutto Quello però non sarebbe andato in vacanza. Io ero al ventisettesimo ragazzo ‘pomiciato’ alla grande. Ma ancora niente Sesso Senza Limiti. Quando si aspettavano che mi togliessi reggiseno e slip, ecco, dicevo di no e me ne andavo.

Questo li faceva imbestialire. Non tutti. Alcuni credo tirassero un sospiro di sollievo. Ma per molti altri, che avevano già una certa dimestichezza con il sesso, il rifiuto era offensivo. Mi ero fatta molti nemici per questo. A me non importava. Mi divertivo anzi a provocarli con il mio corpo che avevo capito quanto li attraesse, ma più di tutto doveva attrarli la mia assoluta indifferenza. Erano utili alla mia sperimentazione. Nient’ altro. Mi piaceva sentirli fremere e adoravo il loro sottostare a ogni mio volere, a ogni capriccio che mi venisse in mente.

Una volta Teresa mi chiese: «Perché ti chiamano puttana? Non capisco.»

Le presi la mano assicurandomi prima che non avesse lividi e la strinsi e risi forte. Ma non dissi niente altro. Io capivo, ma non era necessario capisse anche lei. Teresa aveva ben altro di cui occuparsi.

La mia fortuna fu rinnovata dal crocifisso con i fiori. Successe prima delle vacanze e ci fu una specie di fiera inaspettata nel quartiere. Televisioni e giornalisti. Gente che andava e veniva. Una festa alla quale mi era piaciuto partecipare come comparsa.

Ero anche stata intervistata. In quell’occasione avevo messo alla prova le mie doti di attrice cercando di affascinare il giornalista di turno e riscuotendo consensi tra la popolazione maschile che osservava la lunghezza delle minigonne e il calibro delle tette.

«Non riesco a immaginare chi possa avere disegnato fiori sulle ferite di Cristo in croce. Però qualche tempo fa ho assistito al linciaggio di un cane da parte di sconosciuti.»

«Davvero?» aveva chiesto il giornalista quasi allucinato.

«Davvero! Certo le due cose non possono essere messe in relazione, però di gente strana ce n’è anche in questo quartiere dimenticato da Dio.»

Su Dio avevo messo un punto esclamativo. Come se ne chiedessi il pronto intervento per venire a sanare cose troppo difficili per gli uomini.

Enrico aveva dipinto le ferite di Gesù crocifisso con dei fiori. Nessuno aveva capito il vero significato, ma questo era scontato. Almeno per me. Avevo già imparato che quasi nessuno è capace di guardare il dolore degli altri. Mi ero allineata anch’io, soprattutto con mia madre. Guardare il suo dolore voleva dire distruggermi e non potevo permettermelo. A volte mi lasciavo andare con Teresa, ma lei non permetteva che mi facessi male con il suo dolore. Lei lo teneva tutto per sé perché nessuno le aveva mai insegnato che non è necessario tanto dolore per meritarsi di vivere.

Comunque neppure Enrico si aspettava tutto quel casino per dei fiori su un crocifisso. In fondo erano fiori. Oggetti delicati che non dovevano accostarsi alla blasfemia. Ma era contentissimo.

In quelle due settimane ebbi cinque nuovi ragazzi. Tutti delle superiori e questo mi riempì di orgoglio e di rinnovate certezze sulle mie possibilità.



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