Kristin la figlia di Lavrans by Sigrid Undset

Kristin la figlia di Lavrans by Sigrid Undset

autore:Sigrid Undset
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 1966-01-01T05:00:00+00:00


II.

Un giorno, verso i primi di autunno, Kristin uscì dalla sua baita. Uno dei pastori le aveva indicato giù, nella direzione del torrente, una radura tutta fiorita di verbasco. Kristin rintracciò subito il posto: un pendio ripido, inondato di sole. Era l’ora migliore per raccogliere i fiori. I verbaschi dalle corolle coperte di un bel giallo chiaro crescevano in grande quantità tra le rocce granitiche e le vecchie radici spiccando sopra un intrico di alti steli. Kristin condusse Munan nel folto dei lamponi; il figlio non avrebbe potuto muoversi di lì senza il suo aiuto. Ordinò al cane di restare presso il piccolo per custodirlo. Tirò fuori un coltello e prese a recidere i verbaschi per i gambi sbirciando di tanto in tanto dalla parte del figlio. Lavrans le stava accanto ad aiutarla. Kristin sostò all’ombra d’un abete solitario sostenendo contro il petto con le braccia incrociate un fascio di fiori. Dinanzi a lei, tra due file di alture, si apriva nel basso la valle: di lì scorgeva una porzione dei Dovre. Sui campi spiccavano i covoni di grano allineati. Riquadri gialli e verdi brillavano al sole tuttora ardente, il colore delle erbe non era quello grasso, intenso del Trondheim, pensò. Di solito le tinte qui erano più pallide, come slavate… Dovette confessare a se stessa di sentire una forte nostalgia per la sua casa di lassù, regalmente disposta su di una collina, a dominare il territorio circostante. Rivedeva campi e prati a perdita d’occhio, giù giù fino alla foresta fronzuta che cingeva il laghetto nel fondo della valle. Le mancavano qui gli spazi sconfinati; tutto era piccolo, chiuso tra le colline boscose che correvano verso le prime propaggini dei monti Dovre. Avrebbe voluto ritrovarsi tra quella vegetazione lussureggiante; fra tanti colori sotto la porpora del cielo al tramonto, sui pascoli alti, cosparsi di erbe d’un bel verde opulento… Si rese conto di quanto si fosse affezionata al fiordo, alla foce del fiume presso Birgsi, all’odor del catrame, delle reti, dell’acqua salmastra, a tutte quelle cose che non le erano piaciute, quando, per la prima volta, aveva navigato verso il Nord. Erlend, chissà quanto doveva soffrire lui, che adorava il mare, il vento che soffia dal mare… Sentiva la mancanza di quelle cure assillanti che la stancavano tanto un tempo: una grande casa da portare avanti, molta servitù, il viavai delle genti di Erlend nel cortile centrale, il tramestio delle armi, lo scampanellare dei finimenti, l’arrivo dei messi con notizie di tutti i paesi, i mille pettegolezzi sugli abitanti della valle, della città vicina. Comprese d’un tratto quanto piatta, monotona fosse divenuta la sua vita da allora… La città con le sue chiese, i suoi monasteri, le feste nelle case dei signori… Poter ancora ripercorrere quelle strade popolose col proprio servo e la propria ancella, visitar le botteghe dei mercanti, scegliere le cose più belle, accostarsi in barca alle galee, comperare cappellini inglesi di tela, scialli morbidi, cavallucci di legno con sopra un guerriero in arcione che a manovrarlo con un filo batte la lancia contro lo scudo.



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