La Bambina Che Non Poteva Sognare by Bina Shah

La Bambina Che Non Poteva Sognare by Bina Shah

autore:Bina Shah [Shah, Bina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Contemporary Women, General, Fiction
ISBN: 9788854123120
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2010-08-04T22:00:00+00:00


16 Uomo bianco (n.d.r.).

Parte seconda. Villa Ansari

Capitolo uno

«Eccoti qui», disse Saleema, la cameriera. «Ci hai messo un sacco di tempo». Stava lavando il biberon di Sasha nel lavabo della cucina, ma senza grande impegno, e infatti c’era ancora del sapone quando lo tirò fuori dall’acqua. Il cuoco bengalese Farid mi guardò, scosse la testa e mi fece un segno per avvertirmi che Saleema aveva litigato con suo marito ed era di pessimo umore. Quando Saleema allargò le narici l’anellino di diamante sul suo naso luccicò. Sembrava pronta a sputare un fiume di invettive contro suo marito, e la cosa prometteva di essere ancora più noiosa degli infiniti racconti su quanto lui fosse bello e forte, su quanto l’amasse e su quali regali le avesse recentemente fatto.

Sorrisi gentilmente, Saleema mi ignorò e tirò fuori un asse da stiro che preparò per occuparsi di una pila di vestiti appena lavati.

Stirò velocemente le delicate gonnelline e camicette, poi le piegò accatastandole in un canestro. Inaspettatamente, mentre stava stirando, alzò lo sguardo e mi vide che la fissavo a bocca aperta, e mi strillò con più rabbia del solito.

«Adesso le metterai bene al loro posto nell’armadio di Sasha, oppure le mischierai insieme ai giocattoli come hai fatto l’ultima volta?» «Oh, lascia in pace la ragazzina», disse una voce profonda e autorevole dietro di noi. Era Ismail, l’autista pashtun, che si era fermato a prendere una tazza di tè prima di portare Maryam e Jehan a scuola. «Fa del suo meglio».

Misi giù Sasha che cominciò a correre tutta contenta per la cucina, cercando verdure e frutti colorati da buttare in terra: le piaceva vedere Farid arrabbiarsi inutilmente ogni volta che spiaccicava un pomodoro sul pavimento.

Tolsi il bollitore dal fornello, versai il denso tè al latte in una tazza sbeccata e ci misi due cucchiaini di zucchero per Ismail. La sua barba rosso henna andava su e giù soddisfatta mentre soffiava sul tè per raffreddarlo. «Ahhh, proprio come piace a me. Grazie, piccola».

Saleema tirò su col naso, poi scosse la testa. «Ricordati solo che sei in una casa importante con barre log, gente importante, qui ci sono regole ben precise, e se non le segui non durerai a lungo. E comunque prima di tutto proprio non capisco perché Madam ha deciso di accoglierti qui, davvero non lo capisco».

Per risposta le sorrisi di nuovo gentile, anche se in realtà avrei voluto darle un pizzico sul naso e stringere forte, così quell’anellino che aveva le avrebbe fatto davvero male.

«Ecco qui, fannullona… Porta questi vestiti di sopra, nella stanza di Sasha. Mi occuperò io di lei finché non torni. Oh, e quando torni», aggiunse Saleema, come se prima l’avesse dimenticato, «c’è qui una lettera per te…».

A sentire quella cosa saltai su, come se mi avesse colpito un fulmine.

«Una lettera? Dammela! Dov’è?» «Oh, non te lo diremo mica, vero Farid bhai?». I suoi lineamenti affilati si allargarono in un sorriso malizioso. «Tu fai il tuo lavoro e noi leggeremo la lettera per te e ti diremo cosa c’è scritto».

«Non ti permettere!».



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