La Bibbia by Piero Stefani

La Bibbia by Piero Stefani

autore:Piero Stefani
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: Il Mulino
pubblicato: 2009-12-31T23:00:00+00:00


Bibbia e liturgia

Molte sono le vie che connettono la Bibbia alla liturgia (da leitos, pubblico ed ergon, fatto). Esse sono legate tanto al sorgere stesso della Scrittura quanto ai modi in cui è letta. Innanzitutto nella pagine bibliche, accanto a molteplici riferimenti a pubblici atti liturgici, vi sono esplicite attestazioni di cerimonie incentrate sulla proclamazione di un testo di fronte a un’assemblea. Alla fine del libro del Deuteronomio si afferma, per esempio, che ogni sette anni tutto il popolo, uomini, donne, bambini e stranieri residenti, dovrà radunarsi per ascoltare la lettura ad alta voce della Legge (Dt 31,9-13; cfr. Gs 8,30-35, Ne 8). Queste e molte altre indicazioni testimoniano la funzione avuta dalla componente liturgica nella nascita e nell’organizzazione dei testi biblici. Il ciclo di letture bibliche compiuto nelle sinagoghe a partire dagli ultimi secoli a.C. si presenta dunque come una codificazione extrabiblica di tendenze già evidenziate all’interno della Scrittura.

Le osservazioni precedenti valgono in pieno anche per il Nuovo Testamento. Negli scritti neotestamentari sono presenti inni in parte recepiti da prassi liturgiche precedenti (Gv 1,1-5.9- 12.14.16; Fil 2,6-11; Col 1,15-20), riferimenti a liturgie sia sinagogali (cfr. Lc 4,16-21; At 13.13-15) sia propriamente cristiane (cfr. ad es. 1 Cor 11,17-33), inviti a leggere pubblicamente nell’assemblea i testi (1 Ts 5,27), libri, come l’Apocalisse, strutturati compiendo un costante riferimento alla dimensione liturgica. Si può quindi proporre la generalizzazione stando alla quale il testo biblico così come l’abbiamo oggi è stato redatto tenendo ben presente la dimensione liturgica.

La liturgia ha svolto un ruolo decisivo, oltre che nella nascita della Scrittura, anche nella trasmissione, nella definizione e nell’interpretazione della parola biblica. Il processo di canonizzazione della Bibbia risentì in modo determinante del fatto che alcuni testi erano già letti nelle assemblee. Tuttavia con il tempo si affermò anche il procedimento inverso: una volta stabilito il canone, quei libri sono, più di ogni altro scritto, predisposti a venir proclamati nelle assemblee liturgiche. Questa ritualità non comportò, né in ambito ebraico né in quello cristiano, la lettura completa dell’intera Bibbia. Anche nella liturgia sinagogale si leggono integralmente solo il libro della Torà e i cinque piccoli rotoli collegati ciascuno a una festa. I Profeti sono invece letti solo in piccole sezioni non continuative collegate al brano settimanale del Pentateuco. Quanto ai Salmi, essi sono diffusamente presenti pure nelle preghiere quotidiane.

Sarebbe comunque errato ridurre il discorso a una pura dimensione quantitativa. Il tema cruciale è che in sede liturgica la Bibbia si prospetta innanzitutto come parola viva che riceve la sua prima interpretazione dal modo stesso in cui è letta in un determinato contesto. Per la tradizione ebraica e per quella cristiana la liturgia è una modalità che, in un certo senso, stabilisce sia la natura della Scrittura, sia la gerarchia delle sue parti, sia i principi ermeneutici della sua interpretazione. Proclamata di sabato nella sinagoga, la Torà è colta di necessità come parola comunicata a Mosè sul Sinai. Dopo la lettura della breve sezione tratta dai Profeti questa operazione è portata a compimento da un terzo momento: l’omelia (detta derashà, ricerca).



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