La filosofia spiegata ai giovani. Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita by Stefano Zampieri

La filosofia spiegata ai giovani. Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita by Stefano Zampieri

autore:Stefano Zampieri [Zampieri, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Diarkos
pubblicato: 2023-09-17T22:00:00+00:00


Dubita e interroga

Se ti sta, invece, a cuore questo nostro discorso e t’interessa renderlo più corretto, rimetti pure in discussione, come ora dicevo, tutto quello che vuoi, e, in parte interrogando, in parte essendo interrogato, come abbiamo fatto io e Gorgia, confuta e lasciati confutare.

Platone, Gorgia, 462a

Dubitare

Un altro tratto dello stile di vita filosofico, probabilmente, è l’attitudine interrogativa acquisita come modalità quotidiana di rapportarsi alla rete dei fatti, delle ragioni, delle relazioni, delle credenze e dei desideri.

Non c’è una categoria sola di fatti umani che debba essere posta sotto indagine, è l’intero assetto della nostra esistenza. Che non è mai semplice, perché costantemente intrecciata alla molteplicità delle entità presenti nel mondo, alla rete dei poteri e al tessuto dei saperi nei quali ogni domanda acquista un significato.

Farsi luce nella cosa attraverso la domanda è dunque già, di per sé, un atteggiamento di natura filosofica, ma anche esistenziale, perché richiede scelte ben precise rispetto al nostro essere: il desiderio di sapere piuttosto che la rinuncia o l’indifferenza rispetto alle cose, la consapevolezza socratica del sapere di non sapere, che è di fatto un’inclinazione verso l’umiltà. Domandare in questo senso costituisce un passo rilevante verso un atteggiamento morale.

L’atteggiamento interrogativo, come tratto della vita filosofica, impone dunque rispetto a tutta questa complessa e fitta trama di rapporti, condizioni, condizionamenti, conseguenze, eccetera, di adottare la forma mentale di chi non si accontenta di ciò che appare immediatamente, di chi percepisce l’insoddisfazione e l’insufficienza che scaturiscono dall’accontentarsi delle cose come appaiono, rinunciando a esercitare il diritto alla comprensione che ci rende padroni dei fatti e delle ragioni. Non interrogarsi significa accettare, interrogarsi significa voler appropriarsi di ciò che intimamente ci appartiene, appropriarsi di ciò che è nostro: le ragioni, i fatti, i desideri, le credenze che così non sono più soltanto accolte acriticamente dalla realtà della vita, ma riappropriate attraverso una radicale e critica messa in questione.

L’esercizio del dubbio, da questo punto di vista, è davvero arte filosofica, ma non nel senso di Cartesio che mette in dubbio ogni cosa solo per arrivare all’unica che ritiene indubitabile, cioè il pensiero. Qui non si tratta affatto di arrivare a un presunto fondo solido, a una verità inamovibile e indubitabile, si tratta piuttosto di rendere nostri i tratti determinanti dell’esistenza, quelli in base ai quali agiamo, scegliamo, decidiamo, valutiamo, eccetera.

Secondo questa impostazione è opportuno, allora, osservare che l’atteggiamento interrogativo può realizzarsi in almeno due modi contrapposti. Da un lato l’interrogazione che scaturisce dal sospetto: c’è qualcosa oltre ciò che appare; questo è il tipico atteggiamento metafisico di chi cerca di fermare il flusso degli eventi fissando qualcosa di solido e di immobile che possa dare ragione di tutta la variabilità della condizione umana. Dall’altra parte c’è, invece, un atteggiamento interrogativo, che scaturisce dalla constatazione che non c’è nulla oltre ciò che appare, ma al contempo, ciò che appare è sterminato, difficile da comprendere e da dominare, è l’atteggiamento della complessità.

Forse è proprio la naturale complessità delle relazioni umane, dei gesti umani, dei significati umani, ciò che ha



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