La fine dell'impero ottomano by Giorgio Del Zanna

La fine dell'impero ottomano by Giorgio Del Zanna

autore:Giorgio, Del Zanna [Del Zanna, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815310484
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2012-10-14T22:00:00+00:00


2.2. La «strana» rivoluzione giovane-turca

Nel maggio 1908, l’organizzazione giovane-turca, rimasta fino a quel momento in clandestinità, decise di uscire allo scoperto passando all’azione. Dopo una consultazione tra Parigi e Salonicco, fu emesso un comunicato firmato dall’organizzazione in cui si rigettava la richiesta di riforme in Macedonia avanzata dalle grandi potenze. In tutta risposta, il governo ottomano rafforzò le indagini sulla rete del CUP. A coordinare tali operazioni fu incaricato Nazim Bey, comandante della guarnigione di Salonicco, ben presto assassinato da un unionista. L’episodio indusse la polizia ottomana a stringere le maglie attorno al CUP, costringendo Enver a fuggire in montagna dove cominciò a organizzare le prime bande. Intanto, la situazione si era fatta più tesa a causa dei passi ulteriori compiuti dalla «questione macedone» che sembrava prospettare, dopo il vertice anglo-russo di Tallin, l’ipotesi di un protettorato delle grandi potenze sulla regione. L’evoluzione del quadro internazionale suscitava vive preoccupazioni, ma a spingere alcuni membri del Comitato a rompere definitivamente gli indugi fu anche la necessità di sottrarsi alla pressione della polizia ottomana ormai prossima a colpire la rete segreta dell’organizzazione. Un ufficiale unionista di stanza a Monastir, Niyazi Bey, con il consenso del CUP, cominciò a organizzare bande di guerriglieri che entrarono in azione il 3 luglio del 1908. L’obiettivo era forzare il governo a reintrodurre la Costituzione. Di villaggio in villaggio, grazie alla rete del telegrafo, furono inviati proclami pro-Costituzione ai funzionari locali e provinciali fino ai palazzi di Istanbul. In poche settimane il CUP consolidò le sue posizioni, guadagnando ampi consensi tra la popolazione musulmana dei villaggi e nelle principali città macedoni. Il governo ottomano tentò di rispondere alla ribellione inviando un folto contingente militare dall’Anatolia, ma l’assassinio a Monastir del generale incaricato delle operazioni, Şemsi pascià, segnò un punto decisivo a favore del CUP che mostrò di avere il controllo della situazione nei principali centri urbani. Nei giorni seguenti gli attivisti del movimento continuarono a inviare telegrammi a Istanbul con le proprie richieste, ponendo un ultimatum al governo, con la minaccia di marciare su Istanbul. Il 23 luglio il Comitato proclamò il ristabilimento della Costituzione a Skopie e a Monastir. A Salonicco, la mattina del 23 luglio, una folla festante inneggiò alla Costituzione. L’arcivescovo greco, il presidente del Comitato bulgaro locale e il muftì della città si abbracciarono in pubblico, invitando la popolazione a fare altrettanto in nome della rinnovata fraternità ottomana. Sotto la spinta degli eventi, la notte del 24 luglio, il sultano Abdülhamid II prese la decisione di reintrodurre la Costituzione[59]. Per l’Impero si apriva una nuova stagione. Nelle principali città cortei misti di musulmani, cristiani ed ebrei si riversarono nelle strade al grido di «Libertà, uguaglianza, fraternità e giustizia». Si parlò di una «rivoluzione francese in Oriente». Così Enver arringò la popolazione di Salonicco che lo aveva accolto come un eroe: «Siamo tutti fratelli. Non ci sono più bulgari, greci, serbi, rumeni, ebrei, musulmani; sotto lo stesso cielo azzurro siamo tutti uguali, siamo tutti fieri di essere ottomani»[60]. Riprendeva slancio il cosmopolitismo imperiale in



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