Storia degli Stati Uniti by Giovanni Borgognone

Storia degli Stati Uniti by Giovanni Borgognone

autore:Giovanni Borgognone
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


La democrazia americana negli anni della Seconda guerra mondiale

Negli anni trenta il credo isolazionista ancora dominava il dibattito politico statunitense, e Roosevelt non lo aveva infranto; nel frattempo egli non aveva esitato a proseguire nella politica attiva di influenza e intervento in America Latina, e a tal fine aveva adoperato con quei paesi l’efficace “diplomazia del dollaro” (il finanziamento di costruzioni e infrastrutture e l’intensificazione di rapporti commerciali in cambio dell’egemonia di Washington). A livello retorico inoltre Roosevelt introdusse la formula della “politica del buon vicinato”, che di fatto non produsse sostanziali cambiamenti. Vi era però un altro fronte che richiedeva attenzione per tutelare gli interessi statunitensi: era la crescente rivalità con il Giappone per i mercati cinesi. Il sempre più aggressivo imperialismo giapponese, da questo punto di vista, non poteva che preoccupare il governo americano.

Ma l’evento centrale nelle relazioni internazionali, dal 1939, fu il nuovo conflitto in Europa. Inizialmente il presidente non volle retrocedere dall’isolazionismo. Ancora nel ’40, quando fu eletto per la terza volta, non esitò a rendere omaggio, a livello retorico, ai sentimenti della maggioranza dei suoi concittadini: “Non manderemo,” egli disse, “i nostri uomini a prendere parte alle guerre europee”. Col tempo tuttavia le posizioni mutarono, a partire dalla rapida sconfitta della Francia a opera della Germania nazista, che suscitò grande impressione nell’opinione pubblica statunitense. Ora il paese temeva un’evoluzione del quadro europeo nella quale la Germania nazista prendesse definitivamente il sopravvento, giungendo così a minacciare gli stessi interessi economici e strategici americani. Roosevelt volle a questo punto mostrare chiaramente un nuovo orientamento: nel novembre del 1940 disse che l’America aveva ora il compito di essere “il grande arsenale della democrazia”. L’anno dopo, la legge Affitti e prestiti (Lend-Lease Act) consentì al presidente di concedere aiuti massicci alla Gran Bretagna e, sul fronte asiatico del conflitto, alla Cina. Egli firmò poi, con il primo ministro britannico Winston Churchill, la Carta Atlantica, impegnandosi alla cooperazione per la costruzione di un mondo pacifico dopo la sconfitta del nazismo.

Fu però l’attacco aereo a sorpresa da parte del Giappone, il 7 dicembre 1941, a liquidare ogni residuo tentennamento sull’intervento nel conflitto. La flotta statunitense ancorata presso la base di Pearl Harbor nelle isole Hawaii venne in larga parte distrutta. Morirono sotto il bombardamento duemilaquattrocentotré persone. Dovendo giustificare le ragioni dell’entrata in guerra, a questo punto inevitabile, Roosevelt riprese i toni wilsoniani del tempo della Prima guerra mondiale. Il paese scendeva sul campo di battaglia – egli spiegò – non per conquista o per vendetta, bensì per difendere una causa che era la causa di tutta l’umanità: la speranza di libertà “sotto la protezione di Dio”.99 Il presidente non esitò a giustificare le scelte del governo attingendo allo spirito della rivoluzione americana e del Bill of Rights:

Ciò che ci troviamo ad affrontare è né più né meno che il tentativo di rovesciare e cancellare il grande impulso che anima la libertà dell’uomo, di cui il Bill americano dei diritti costituisce il documento fondamentale: il tentativo diretto a forzare i popoli della



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