La Forgia del Valore (Re e Stregoni—Libro 4) by Morgan Rice

La Forgia del Valore (Re e Stregoni—Libro 4) by Morgan Rice

autore:Morgan Rice [Rice, Morgan]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-10-08T16:00:00+00:00


CAPITOLO DICIANNOVE

Alec si trovava alla prua della nave e fissava il misterioso e cupo porto che avevano di fronte. Guardava come ipnotizzato mentre passavano tra affioramenti rocciosi, serpeggiando nel mezzo dell’arcipelago delle Isole Perdute. Oltrepassavano un’isola abbandonata dopo l’altra, tutte isole ricoperte di nebbia e foschia. Il silenzio era interrotto solo dal verso di creature esotiche che saltavano dall’acqua e si rituffavano nella nebbia. Alec riusciva a scorgerle di tanto in tanto, chiedendosi cos’altro si muovesse sotto la superficie di quel mare. Tutto questo non faceva che accrescere il senso di mistero che aleggiava attorno a quel posto.

Quelle isole sembravano così desolate, dislocate lì alla fine del mondo, separate dalla terraferma da migliaia di chilometri di oceano, nascoste da un foschia perenne. Alec guardava affascinato mentre passavano tra enormi macigni blu che emergevano dal mare come mani protese verso il cielo. Oltrepassarono isole fatte solo di alghe, con immensi uccelli neri, grandi quanto lui, che gracchiavano irritati come se stessero invadendo il loro territorio. Oltrepassarono isole fatte di roccia appuntita, il terreno così frastagliato da non presentare alcun punto su cui posare piede. Non aveva mai visto neanche remotamente niente di così inabitabile.

Si levò una brezza e loro svoltarono in uno stretto canale udendo subito un nuovo e distinto rumore venire dal basso. Alec abbassò lo sguardo e vide della lunga erba marina blu che saliva dall’acqua e si appiccicava allo scafo della loro barca. L’imbarcazione rallentò e Alec osservò preoccupato la situazione.

“Siamo bloccati!” disse.

Ma Sovos, con sua sorpresa, si limitò a scuotere la testa e continuò a guardare fisso davanti a sé, imperturbato.

“Erba di mare illuviale,” disse con calma. “Antica quanto queste isole. È il nostro benvenuto. Ci stanno guidando tra le isole.”

Alec guardava affascinato quei tentacoli che si aggrappavano alla barca strisciando sullo scafo. Producevano in questo modo tanti piccoli scoppiettii. Quell’erba marina iniziò a ondeggiare, come se prendesse vita. L’aria fu presto riempita dal suono di migliaia di quei deboli scoppiettii, il rumore di erba che succhiava e si attaccava alla barca tirandola avanti. Sembrava che l’oceano stesse pulsando.

Alec finalmente vide la massa di terra che incombeva davanti a loro, sempre più visibile mentre la foschia iniziava a levarsi. Più si avvicinavano e più Alec provava una strana sensazione. Era come se qualcosa nell’aria lo stesse avvolgendo. Navigavano in quella nebbia calda e lui si sentiva come se stesse respirando umidità. Questo gli metteva addosso sonnolenza, si sentiva rilassato. Si rendeva conto che le Isole Perdute non assomigliavano ad alcun posto che mai avesse visto.

“A chi appartengono le isole?” chiese Alec mentre si addentravano sempre più in quel territorio.

“A nessuno,” rispose Sovos.

Alec era perplesso.

“Non sono parte di Escalon?” chiese. “O di Marda? O di Pandesia?”

Sovos scosse la testa.

“Sono una nazione indipendente. Hanno il loro popolo. Ma allo stesso tempo sono ben più di una mera nazione.”

Mentre Alec si sforzava di capire, la fitta nebbia alla fine si sollevò e gli si mozzò il fiato: davanti a lui si presentò il paesaggio più spettacolare che mai avesse visto. C’era una grande isola che brillava nella nebbia ed emanava una sorta di luccichio argentato.



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