Outpost - L'avamposto by Dmitry Glukhovsky

Outpost - L'avamposto by Dmitry Glukhovsky

autore:Dmitry Glukhovsky [Dmitry Glukhovsky]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2023-02-24T08:39:13+00:00


5.

Egor avrà raccontato cos’è successo alla fattoria almeno venti volte. Qualcuno lo guarda perplesso, qualcuno si fa il segno della croce, altri ancora sospirano, esasperati. Il piccolo centro Shangai era stato per l’avamposto ciò che la luna era per la Terra: un satellite inseparabile, non sempre visibile, ma presente. Da questa luna era caduta la manna per molto tempo e agli abitanti dell’avamposto era sempre bastato aprire la bocca per ricevere quanto dato.

Ma ora?

Forse la loro luna è stata strappata via da qualche mostruosa entità cosmica, oppure è la loro Terra a essere stata sradicata da una mano invisibile, o forse dal diavolo in persona, ed è stata buttata chissà dove. Nessuno crede che i cinesi abbiano lasciato la loro casa di spontanea volontà, visto che si aggrappavano a quelle misere piantagioni come se fossero le sacre scritture, quindi devono essere stati portati via da qualcuno, anche le donne e i bambini. Da qualcuno o da qualcosa. Ma chi? Cosa?

Il cuoco esce dalla cucina per avvisare gli abitanti che le scorte si stanno esaurendo e che ai bambini verrà dato pollo bollito finché ce ne sarà. Si sono presi cura dei polli finché è stato possibile, ma ora vanno macellati. La gente non è molto contenta: sanno fin troppo bene che il pollaio dell’avamposto non è popolato come dovrebbe, e se inizieranno a macellare i polli, finiranno dopo pochi giorni. L’umore non è solo cupo e ansioso, ma gli abitanti iniziano a farsi pervadere da un generale senso di smarrimento. Polkan vorrebbe dire loro qualcosa, spiegare la situazione, ma nessuno vuole ascoltarlo.

Quella sera, Egor esce in cortile con la chitarra sottobraccio nella speranza di incappare in Michelle; c’è lui, c’è la chitarra, forse potrebbero riprendere da dove si erano interrotti l’ultima volta. Girovagando per la piccola corte, si imbatte nel gruppetto degli abitanti riuniti sotto la finestra del prete e scorge la testa bionda di Michelle.

La presenza del gregge di fedeli non è una novità, li ha visti altre volte, ma sembra più numeroso e risoluto del solito. Nessuno si muove. Egor si fa strada verso Michelle e le picchietta l’indice su una spalla.

“Ciao!”

Michelle sobbalza e si allontana di scatto come se l’avesse toccata con un ferro incandescente. Lo guarda spaventata; c’è una luce selvaggia nei suoi occhi.

“Ma che… Scusa, mi… mi hai spaventata”.

Non risponde al saluto di Egor, ma tiene gli occhi incollati ai suoi; sta pensando a qualcosa, qualcosa di non necessariamente piacevole, si sente quasi il rumore degli ingranaggi del cervello che girano vorticosi. Egor tenta un sorriso, fa spallucce e prova a ricominciare la conversazione, ma Michelle gli afferra la mano prima che possa dire qualcosa.

“Egor… Tua madre è in casa?”

Lui alza di nuovo le spalle: probabile, dove altro dovrebbe essere?

Michelle sposta il peso da una gamba all’altra, irrequieta, senza riuscire a stare ferma.

“Devo darle qualcosa?”

“No! Niente, chiedevo soltanto”.

Ha un’espressione tale che l’idea di suonare di nuovo la chitarra svanisce dai pensieri di Egor in un baleno. Fa per indagare sul perché, ma lei scuote la testa: no, ti prego.



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