La maschera democratica dell'oligarchia by Luciano Canfora - Gustavo Zagrebelsky

La maschera democratica dell'oligarchia by Luciano Canfora - Gustavo Zagrebelsky

autore:Luciano Canfora - Gustavo Zagrebelsky [Canfora, L. - Zagrebelsky, G.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economica Laterza
ISBN: 9788858122099
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2015-01-15T00:00:00+00:00


III. Oligarchie italiane

Preterossi In un libro dell’inizio del Novecento, dal titolo L’Italia d’oggi (uno dei primi libri pubblicati dalla Laterza), gli autori – King e Okey, due osservatori della società e della politica italiane – così scrivevano: «Uno dei primi fatti che fermano l’osservatore della vita italiana è la confusione e la decadenza dei vecchi partiti politici. Essi han perso fede nei loro principi, nel loro paese, in se stessi. L’azione loro sembra poco meglio di una interessata lotta per raggiungere cariche pubbliche e di una cieca resistenza a forze che non sanno comprendere e assimilare e pertanto temono».

Rileggere questo testo, del 1902, fa impressione. Era certamente un altro contesto storico, quello dell’Italia liberale dei notabili, però colpiscono certe analogie pensando alla polemica attuale contro la Casta, contro l’autoreferenzialità dei partiti politici. Una polemica forse unilaterale, demagogica, ma che parte da alcuni elementi di fatto, cioè da una chiusura evidente di quello che resta della politica italiana in una logica puramente difensiva e da una grande difficoltà a ritrovare le vie della rappresentatività. La distinzione governati-governanti non si può superare, ma perlomeno si possono trovare forme per riavvicinarli.

Canfora Certo, ma quella prosa riguarda un momento della nostra storia nel quale, per esempio, il suffragio era un suffragio ristretto. Il problema del suffragio universale come veicolo fondamentale della democrazia, cioè del potere popolare, del fatto che il demos conti e pesi, in quel momento era addirittura fuori della porta perché il suffragio era ristretto su criteri escludenti di vario tipo, quali l’analfabetismo, il censo, ecc. Il secolo che ci separa da quell’anno, un secolo abbondante, è stato caratterizzato dalla marcia verso la faticosa conquista dell’estensione della cittadinanza piena a tutti, e soltanto dopo il 1946 anche alle donne. Grandi discettazioni sui giornali, negli stessi anni, grandi pezzi di grandi firme sul «Corriere della Sera», e sugli altri giornali più importanti, in cui si cercava di dimostrare che il voto femminile è insensato perché premia un’élite ristretta di persone (quelle, ad esempio, che operano nelle scuole, e quindi hanno una funzione), mentre la grande massa femminile rappresenta un peso inerte che non va accolto nella cittadinanza. Questo è il tipo di dibattito che si svolge sui giornali colti dell’epoca. Se guardiamo indietro, questa è stata una marcia dolorosa ma vittoriosa. Con andamenti ciclici, arretramenti, conquiste e sconfitte; e naturalmente la più grande delle conquiste è che davvero la rappresentanza politica rispecchi i bisogni dei vari pezzi della società, dei vari gruppi sociali.

Dopo la Liberazione, negli anni straordinari della Costituente, della scrittura della nostra Costituzione, era ovvio che la lotta politica si incentrasse sulla contrapposizione tra grandi vedute riguardanti il destino degli esseri umani – contrapposizione fortissima, vera e vissuta in purezza di cuore, con l’intento del bene comune. Quel momento alto si è purtroppo via via sempre più appassito, appannato, e quello che fa specie nel tempo nostro, negli anni a noi più vicini, è l’insistenza su un concetto che a ben vedere è profondamente ingannevole: «sulle cose fondamentali siamo tutti d’accordo».



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