La nazionalizzazione delle masse by George L. Mosse

La nazionalizzazione delle masse by George L. Mosse

autore:George L. Mosse [Mosse, George L.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Mulino
pubblicato: 2015-07-25T22:00:00+00:00


II

Nel Mein Kampf Hitler rende omaggio al dottor Karl Lueger, sindaco di Vienna dal 1897 al 1910, affermando che «se fosse vissuto in Germania, egli sarebbe entrato nel rango dei grandi uomini del nostro popolo»324. Hitler studiò attentamente il movimento di Lueger e lo elogiò perché aveva compreso la reale importanza delle masse. Il Partito cristiano sociale di Lueger riconosceva il valore di una propaganda condotta su larga scala e lo stesso Lueger era un vero virtuoso nel sollecitare gli istinti psicologici delle grandi masse dei suoi seguaci325. Era un uomo che viveva in un perenne movimento, sempre presente tra i lavoratori, gli artisti e la borghesia di Vienna, capace di far sentire il peso della sua presenza in ogni festa popolare. Il Partito cristiano sociale da lui guidato adottò gli emblemi del garofano bianco e di una croce bianca, tessuta nella fabbrica di Lueger, su un panno rosso, che venivano esibiti ogni qualvolta il sindaco faceva la sua apparizione; per queste occasioni era stata composta anche una «marcia per Lueger». Il leader viennese si vedeva come un generale di un esercito popolare, ed effettivamente nacque un culto per Lueger, con gran profusione di medaglie, fotografie e busti del capo; alle adunate gli veniva fatto omaggio di corone d’alloro e vasi d’argento. Egli organizzava i suoi seguaci non tanto usando mezzi burocratici, quanto con continui cicli di riunioni che assumevano l’aspetto di feste popolari326, e in cui erano presenti simboli vivi e morti, e il simbolo vivente era lo stesso Lueger.

Non si può negare che in tutto ciò vi fosse, in misura cospicua, il culto per il capo, come quello che la Francia aveva conosciuto al tempo del generale Boulanger o quello che Ferdinand Lassalle aveva sperimentato nelle ispezioni al suo «esercito popolare dei lavoratori», molti anni prima. Ma Hitler aveva fatto una diretta esperienza del culto per Lueger e da questa trasse indubbiamente molti insegnamenti. Le critiche da lui rivolte nel Mein Kampf al movimento di Lueger si appuntavano sul fatto che questo non era riuscito a indicare un unico e chiaro obiettivo, e cioè, secondo Hitler, mancava di una vera teoria razzista. L’antisemitismo di Lueger, pensava Hitler, sebbene si muovesse nella direzione giusta, era troppo ambiguo per poter esercitare un’influenza determinante sulle masse327. Inoltre i cristiano sociali non potevano essere degli schietti nazionalisti, date le condizioni in cui si trovava allora l’impero austriaco. Hitler intuiva sì la spregiudicatezza di Lueger, ma si rendeva anche conto che il Partito cristiano sociale come movimento di massa non aveva ancora fatto irruzione nella nuova politica nella misura in cui avrebbe potuto. Secondo lui questa nuova politica consisteva nel prospettare un obiettivo chiaro (il popolo non capisce le strette di mani) e poi nel creare la forma liturgica attraverso la quale questo obiettivo deve esprimersi. Sebbene Lueger si fosse assicurata nel suo movimento la partecipazione attiva di un vasto e rappresentativo settore della popolazione e si fosse circondato dei simboli del suo partito, egli stesso, in quanto capo, non era ancora un simbolo totale del culto nazionale.



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